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Quante volte siete rimasti colpiti dalla facilità di alcuni progetti nel raccogliere fondi e avete cercato di capire quale fosse il segreto, senza necessariamente cadere nel facile pensiero che “sono raccomandati o fortunati”? In Italia il fenomeno del crowdfunding è esploso negli ultimi 3 anni, complice una maggiore comunicazione chiara, una partecipazione attiva dei proponenti e soprattutto una consapevolezza dello strumento come grande opportunità. Ma detto questo, nonostante i numeri vadano in questa direzione c’è da sottolineare come il mercato a 360° abbia risposto e stia rispondendo con un’accelerazione notevole, spingendo verso quel famoso matching tra domanda e offerta che spesso risulta bloccato.
Però, come sempre, bisogna distinguere il fenomeno da quello “alla portata di tutti” come il donation o il reward a quello di tipo imprenditoriale legato al lending o all’equity dove le dinamiche d’incontro sono la volontà di investire in un progetto vincente, a fronte della necessità di raccogliere capitali da reinvestire per crescere. Seppur in questa accezione sembri più semplice il meccanismo, regolarmente gestito dalla Consob e dal controllo della Banca Centrale, presenta ancora alcune criticità che spingono gli investitori ad essere meno spregiudicati di quanto potrebbero.
Ma se una persona ha un’idea, sostengo da sempre che tenerla nel cassetto non la migliora né la fa crescere, quindi è sempre meglio condividerla, rischiando che venga copiata (ma quando una cosa è propria sarà sempre e comunque una copia), piuttosto che sprecarla perdendo tempo.
Quindi, come agire? Che fare?
Innanzitutto chiarirsi lo scopo che a prima vista sembra chiaro ma che invece, una volta che deve essere scritto, incomincia a creare problemi e rallentamenti che portano, a volte, a lasciar perdere tutto. C’è da dire che tirar su una campagna di crowdfunding porta via tempo e anche alcune delusioni che nessuno potrà colmare, nello stesso tempo crea le basi per sapere come agire, quali percorsi intraprendere e se il prodotto/idea è vincente o meno.
Tutti ci sentiamo dei geni incompresi, principalmente quando qualcuno ci dice che la nostra idea è fallimentare. Adottiamo tecniche di difesa che i bambini ci prendono in giro senza andare oltre e vedere fino a dove è vero ciò che ci dicono e quanto, invece, è semplicemente da riorganizzare. Ed ecco quindi oltre lo scopo la necessità di gestire i tempi, quelli per la progettazione, quelli per l’inizio e la fine della campagna, quelli per attivare la community, quelli per comunicare in maniera efficace.
Queste indicazioni nel caso del modello donation o reward, sono gestite direttamente da voi che diventate progettisti e proponenti di un progetto, diverso il caso dell’equity dove la piattaforma ha il compito (legato anche alle responsabilità civili e penali) di analizzare il progetto, fare una prevalutazione, stabilire se ha i requisiti minimi per poter accedere al secondo step e poi iniziare, insieme, il percorso di affiancamento per la creazione di una campagna di crowdfunding. Qui il goal non è che il primo step da raggiungere e, come per le matriosche, andare oltre permette di accedere a nuovi privilegi che aprono non solo accesso a maggiori investimenti ma, soprattutto, a potenzialità di crescita, sviluppo e posizionamento sul mercato. Cose assolutamente da non trascurare in un momento in cui, nonostante la crisi, il settore sta registrando incrementi notevoli con campagne che riescono a raggiungere anche milioni di euro raccolti.
E allora, come dico sempre, iniziate ad aprire il cassetto e a parlarne… Magari con me Venerdì dalle 40esimo minuto su Fiscal Focus!