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Il funzionamento di smartphone, elettrodomestici e aerei avviene grazie ad una struttura materiale, i semiconduttori. L’industria dei semiconduttori, composta da centinaia di modelli di chip e microchip, ha ad oggi un valore pari a 500 miliardi.
La pandemia da Covid-19 ha comportato una crescita esponenziale della domanda di prodotti elettronici alla quale le aziende produttrici si sono trovate impreparate e sono state inevitabilmente coinvolte dalla crisi. Una crisi che ha colpito sia i chip sofisticati e costosi come quelli prodotti da Qualcomm e Intel, sia quelli economici come ad esempio il display driver.
Il display driver è un elemento molto semplice che trasmette le informazioni basilari per illuminare il display di uno smartphone o di un monitor. Per quanto sia semplice risulta essenziale nella produzione di prodotti che si basano sui chip e se non è disponibile l’intera produzione di un prodotto si ferma.
La crisi del chip è stata innescata, secondo gli esperti, da un errore di calcolo e da un impatto non indifferente che la pandemia ha avuto sulle economie mondiali. Le misure restrittive hanno costretto la maggior parte dei lavoratori ad adeguarsi allo smart working, gli studenti si sono trovati catapultati nella didattica a distanza, fenomeni che hanno comportato un acquisto maggiore di computer, smartphone, tv più efficienti. Al fronte di questa situazione i produttori di chip hanno tagliato le previsioni di produzione innescando una crisi senza precedenti in particolare sui produttori di prodotti per l’elettronica e nel settore automobilistico.
Le tensioni politico-economiche tra gli Stati Uniti e la Cina risultano cruciali nella crisi dei semiconduttori. Un tempo gli americani detenevano il primato mondiale nel mercato della produzione dei semiconduttori mentre ad oggi le aziende Tsmc di Taiwan e la coreana Samsung risultano essere i leader globali. La Cina sta investendo nella produzione di semiconduttori di qualità e nei prossimi decenni consoliderà la propria posizione dominante sia nel mercato mondiale che in quello asiatico.
Secondo un report, pubblicato dalla Commissione europea, grandi aziende americane come Intel producono circuiti integrati ma con lo scoppio della pandemia l’Occidente si è spostato sulla produzione di chip economici e ha cercato di accedere alla produzione di terre rare i cui giacimenti sorgono principalmente in Cina (41%) e in Africa (30%).
L’obiettivo del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è quello di dominare nuovamente il mercato mondiale della produzione di chip e forniture.
A questo proposito a febbraio ha firmato un ordine esecutivo che prevede una revisione della catena di approvvigionamento dei semiconduttori per analizzare e prevedere i fattori di rischio, stanziando 50 miliardi di dollari nel pacchetto di stimoli e 2.000 miliardi per la ricerca. Infine utilizzando il Chips for America Act, un disegno di legge, ha fornito degli incentivi per sostenere la ricerca e lo sviluppo di chip e semiconduttori. Secondo Biden il suo piano “proteggerà la catena di approvvigionamento e rivitalizzerà la produzione americana”.
Gli Stati Uniti potrebbero riuscire nel loro intento anche perché sono protetti dalle sanzioni economiche imposte da Washington che impediscono l’esportazione di alcune tecnologie essenziali.