29 gennaio 2024

La Germania paralizzata dal più lungo sciopero ferroviario di sempre

Da mercoledì 24 a lunedì 29: 136 ore di fermo in cui l’80% dei treni a lunga percorrenza risulta cancellato, creando notevoli problemi di approvvigionamento anche al resto della UE. Si tratta dell’ultimo segnale di un sentimento di malcontento generale che da mesi attraversa l’ex “locomotiva d’Europa”

Autore: Germano Longo
Un record, lo sciopero iniziato nella notte di mercoledì 24 in Germania, l’ha già conquistato: è la più lunga astensione dal lavoro nella storia del Paese. Ben 136 ore in cui i macchinisti della “Deutsche Bahn”, la maggiore compagnia ferroviaria tedesca, incroceranno le braccia finendo per mettere in ginocchio l’intera Germania, ma con pesanti ripercussioni anche nel resto d’Europa. Lo sciopero è scattato dopo la votazione interna dei 10mila iscritti al sindacato dello scorso dicembre, quando il 97% dei votanti si era dichiarato favorevole a scioperi a tempo indeterminato.

Una serrata totale che rappresenta un successo personale di Claus Weselsky, sanguigno personaggio alla guida del sindacato da 15 anni, e già autore del blocco totale del 2015 che aveva mandato in tilt l’intero traffico ferroviario europeo.

Secondo le stime dell’associazioni degli industriali tedeschi, diffuse in questi giorni sui maggiori quotidiani, lo sciopero che terminerà soltanto alle 18 di oggi, lunedì 29, potrebbe costare al Paese un miliardo di euro, senza contare enormi e incalcolabili problemi a migliaia di turisti, pendolari e merci in transito. Dai dati della Deutsche Bahn, l’80% dei treni a lunga percorrenza risultano cancellati e il traffico attraverso le Alpi, la Polonia e la Scandinavia, così come i porti in Olanda e in Belgio, saranno pesantemente colpiti.

Alla serrata generale dei macchinisti si è arrivati dopo lo stallo sulle richieste fra il sindacato “GDL” (Gewerkschaft Deutscher Lokomotivführe) e “Deutsche Bahn” su un doppio tema che lo scorso anno ha già causato altri tre scioperi: salari e orari di lavoro. Le sigle sindacali chiedono una riduzione da 38 a 35 ore settimanali senza decurtazioni allo stipendio e un aumento bonus di 500 euro per compensare gli effetti dell’inflazione. La società ferroviaria ha rilanciato offrendo di scendere da 38 a 37 ore settimanali oppure un aumento di stipendio del 2,7% a chi accetta di conservare il monte ore settimanale invariato, ma la proposta non è bastata.

“Uno sciopero che va contro l’economia tedesca – ha sottolineato la portavoce della Deutsche Bahn, Anja Broeker - e minaccia le forniture per centrali elettriche e raffinerie. L’impegno della DB Cargo per proteggere la catena di approvvigionamento è massimo”.

“Distruttivo” è invece il termine scelto dal ministro dei Trasporti Volker Wissing, preoccupato dalle ripercussioni dello sciopero che potrebbero aumentare ancora di più la pressione sulle rotte marittime del Mar Rosso: “Trovo irragionevole nei confronti dei viaggiatori che i treni restino bloccati mentre non si accetta nemmeno di sedersi ad un tavolo e trattare”.

Più cauto il cancelliere Olaf Scholz, che ha scelto di rivolgere un appello ai macchinisti perché utilizzino “con moderazione” il diritto di sciopero: “L'azione sindacale è una delle libertà regolate fermamente nella nostra Legge e non possono essere abolite nemmeno attraverso le leggi. Ma questo non impedisce a nessuno di usare i propri diritti con saggezza. E questo è ciò che chiedo”.

Quella dei ferrovieri non è che l’ultima di una lunga serie di proteste in Germania che nell’ultimo anno si sono moltiplicate coinvolgendo diversi settori e inasprendo tensioni sociali che mettono alle strette il governo di coalizione guidato da Scholz, secondo i sondaggi sempre più impopolare. Lo dimostra la salva di fischi che qualche giorno fa ha accolto il cancelliere ad un incontro della Nazionale tedesca degli Europei di pallamano. Sotto accusa la morsa dell’inflazione, la perdita del potere di acquisto e l’aumento della disoccupazione, segnali negativi che hanno di potere di spaesare i tedeschi, orgogliosamente abituati a sentirsi considerare la “locomotiva d’Europa”.

L’anno era già iniziato male con le proteste degli autotrasportatori e degli agricoltori contro la politica di austerità del governo, con l’aggiunta della minaccia dei medici di incrociare le braccia a breve. Ma malgrado il sostegno dell’opinione pubblica verso le rivendicazioni dei lavoratori, i sondaggi dei media iniziano a registrare rabbia e impazienza che attraversano la Germania da nord a sud.
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