22 giugno 2021

Si fa presto a dire smart (working)

È un caso la concessione di una settimana di vacanza retribuita ai dipendenti stressati concessa dalla giovane imprenditrice che guida la app “Bumble”. La normalità non è lei, ma le proteste a cui sono stati costretti diversi dipendenti di grosse aziende

Autore: Redazione Fiscal Focus
Nel mondo dei social, “Bumble” è uno dei casi del momento. In realtà si tratta di un’app di “dating” - volendo una delle tante in circolazione che favoriscono gli incontri - ma con una particolarità in più: solo alle donne è concesso di fare la prima mossa.

È bastato mettere al bando l’impazienza testosteronica dei maschi per trasformarla in una stella sfolgorante che lo scorso febbraio ha debuttato a Wall Street, offuscando per qualche istante perfino l’astro (e l’estro) di Elon Musk grazie ad un rialzo che nel primo giorno di scambi si è chiuso con un +63,5%. A guidare la società è Whitney Wolfe Herd, imprenditrice 31enne ormai annoverata fra le più giovani miliardarie americane con un passato in “Tinder”, da cui ha appreso le regole per costruire la propria startup.

Ed è proprio la giovanissima manager, mamma di una creatura di 18 mesi che le ha dato una mano a suonare la campanella del Nasdaq, la protagonista di un caso che promette di creare un precedente in tempi di smart working. Un dirigente di Bumble ha rivelato attraverso i social l’impareggiabile decisione presa da Whitney Wolfe Herd in persona: concedere improvvisamente una settimana di ferie retribuita al suo staff dopo “averne notato l’esaurimento collettivo”. Sette giorni di pausa che la dirigenza utilizzerà per rivedere i carichi di lavoro e le responsabilità.

Ma i manager dalle idee illuminate sono pochi, come dimostra la rivolta interna a cui sono stati costretti alcuni giovani dipendenti di “Goldman Sachs”, una delle banche d’investimento più grandi al mondo, arrivati a minacciare le dimissioni in blocco perché costretti a 95 ore di lavoro settimanali, con la concessione straordinaria di cinque ore per notte. Più o meno lo stesso caso che mesi fa ha gettato nello scompiglio la “KPMG”, società svizzera di revisione e organizzazione contabile: il presidente in persona, Bill Michael, ha bacchettato aspramente alcuni dipendenti che nel corso di una riunione in streaming si erano lamentati per i massacranti turni di lavoro da remoto. Offesi oltre che stanchi, i dipendenti sono andati avanti nella loro protesta, con il risultato che il presidente si è prima scusato, e subito dopo ha rassegnato le proprie dimissioni.
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