19 ottobre 2023

Siamo tutti più poveri

L’ISTAT certifica le conseguenze del caro-prezzi

Autore: Antonio Tursi
Più 1,9% nel 2021, più 8,7% nel 2022, più 6% per cento nel 2023. Questi i dati ufficiali dell’inflazione negli ultimi tre anni. E intanto il potere d’acquisto delle famiglie italiane nel 2022 diminuisce a causa del forte aumento dei prezzi dei beni e servizi.

Il reddito disponibile per le famiglie aumenta del 5,5%, ma gli aumenti generalizzati dei prezzi hanno ridotto il potere d’acquisto delle famiglie. La spesa per consumi infatti cresce mentre è in calo la propensione al risparmio delle famiglie.

Intanto, però, dobbiamo evidenziare che cresce il valore aggiunto delle famiglie produttrici, delle piccole imprese di proprietà̀ delle famiglie e i lavoratori autonomi e aumenta anche il loro profitto, tanto che, al contrario di ciò che avviene nelle famiglie, qui gli investimenti fissi lordi arrivano a raggiungere il 22,9%, il livello più alto dal 2008.

Questo è il quadro presentato dall’ISTAT, che ha aggiornato i dati presentati a marzo 2023.

Scende la quota destinata al risparmio: ecco i numeri nello specifico - Nel corso del 2022, come abbiamo evidenziato, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 5,5%, pari ad un incremento di 64,8 miliardi di euro, ma la consistente crescita dei prezzi ha determinato una contrazione del -1,6% del loro potere d’acquisto.

La spesa per i consumi delle famiglie, è cresciuta in valore ma non in volume, arrivando a un +12,6%, in euro parliamo di un aumento di +129 miliardi. I lavoratori hanno dovuto fare i conti con un aumento dei costi della vita, che ha reso più difficile far fronte alle spese quotidiane, e la conseguenza diretta è un calo dei risparmi: la propensione al risparmio delle famiglie è, infatti, passata dal 13,8% del 2021 all’8,0% del 2022.
Nel 2022 il reddito primario (reddito lordo) delle famiglie è aumentato di 77,8 miliardi di euro (+6,1%), per effetto dell’andamento dei redditi da lavoro dipendente (+52 miliardi di euro, +7,0%), dei redditi derivanti dall’attività imprenditoriale (+15,6 miliardi di euro, +4,9%), dei redditi imputati per l’utilizzo delle abitazioni di proprietà (+5,8 miliardi di euro, +3,9%) e, in misura più marginale, dei redditi da capitale finanziario (+4,5 miliardi di euro, +8,0%).

Con l'esaurirsi delle misure straordinarie attivate per fronteggiare la crisi pandemica, l'impatto delle operazioni di redistribuzione sul reddito delle famiglie sta progressivamente tornando ai livelli pre-crisi. Nel 2022, il saldo degli interventi redistributivi ha sottratto alle famiglie 100,9 miliardi di euro, 13 miliardi in più rispetto all'anno precedente.

Le imposte correnti hanno registrato un aumento di 4,4 miliardi di euro (+1,9% rispetto al 2021): la crescita del 4,0% dell’Irpef è stata in parte compensata dalla flessione delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (-40,1%). I contributi sociali versati dalle famiglie sono cresciuti nel complesso di 16,7 miliardi di euro (+5,9%).

Come è cambiato il welfare - Il governo italiano ha adottato alcune misure per mitigare l'impatto dell'inflazione sulle famiglie.

Lo scorso anno le prestazioni sociali hanno rilevato un incremento di 10,2 miliardi (+2,4%), che ha seguito la modesta crescita del 2021 (+3,1 miliardi di euro, +0,7%). La dinamica positiva delle prestazioni sociali è dovuta principalmente all’andamento delle pensioni e rendite erogate dagli enti di previdenza (+10,6 miliardi di euro in confronto all’anno precedente) e all’introduzione dei sussidi una tantum disposti per contrastare la crisi energetica (circa 9 miliardi di euro). Le nuove misure relative agli assegni familiari (circa 8 miliardi di euro in più per l’introduzione dell’assegno unico per figlio) hanno compensato la riduzione del “bonus 80 euro” (che ammontava nel 2021 a circa 9 miliardi).

Con la nuova legge di bilancio 2024, inoltre sono stati introdotti e confermati bonus contro il caro bollette, come la Carta dedicata a te, bonus in favore delle famiglie e della genitorialità, e vari fringe benefit. È stato confermato il taglio del cuneo fiscale ed è aumentata la soglia per l'esenzione IRPEF: fino a 28 mila euro (e non più 15 mila) si applica un’aliquota del 23%; tra 28 mila e 50 mila continua a essere applicata un’aliquota del 35%; sopra i 50 mila, invece, l’aliquota resta del 43%.

Tuttavia, queste misure potrebbero non essere sufficienti a compensare l'impatto dell'inflazione sui lavoratori. L'inflazione è destinata a rimanere elevata nel breve termine, e questo potrebbe avere un impatto ancora più pesante sul potere d'acquisto delle famiglie.

I rischi per l’economia - Il valore aggiunto corrente generato dal complesso dell’economia nazionale nel 2022 ha segnato una crescita del 6,8% rispetto all’anno precedente. In tutti i settori istituzionali si è registrato un andamento positivo. In particolare, la crescita dell’economia è stata guidata dal settore delle società̀ non finanziarie.

Però, il crollo del potere d’acquisto e dei risparmi delle famiglie potrebbe avere un impatto negativo sull'economia. I consumatori potrebbero ridurre la spesa, con un impatto negativo sulla domanda.

Inoltre, il calo dei risparmi rende le famiglie più vulnerabili a shock economici: se le famiglie non hanno risparmi da utilizzare in caso di emergenza, potrebbero essere costrette a ridurre la spesa o a contrarre prestiti.
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