3 settembre 2022

Tutto tempo perso

Autore: Paolo Iaccarino
Sono 238 i gradini che portano dritti all’inferno. 238 come le ore passate ogni anno in coda o per l’espletamento degli adempimenti fiscali. Dalla Confartigianato una sentenza inoppugnabile circa lo stato di salute della pubblica amministrazione. Una rappresentazione chiara, con un errore di valutazione.

Secondo l’associazione nazionale delle piccole e medie imprese il tempo perso da imprenditori e artigiani nell’espletamento degli adempimenti fiscali o, più banalmente, in coda allo sportello ammonta appunto in 238 ore. La Confartigianato, tuttavia, dimentica come nella maggior parte dei casi non siano gli imprenditori e gli artigiani le vere vittime di tanta sofferenza. Nel tessuto imprenditoriale italiano il peso della burocrazia è essenzialmente sulle spalle dei commercialisti e di tutti gli altri operatori del settore contabile e tributario chiamati a elaborare le singole richieste. Un fardello, non ci stancheremo mai di ripeterlo, aggravato con l’introduzione del fisco telematico.

Tanto tempo speso in attività che in moltissimi casi si potrebbero rivelare inutili. Si pensi al colpo di coda del click day, meccanismo di distribuzione di risorse e contributi, temporaneamente accantonato, che ha riconquistato inaspettatamente il palcoscenico. Un sistema che scarica sui cittadini le scelte non prese dalla politica e dalla pubblica amministrazione per questioni di mera opportunità. La scarsità di risorse, invece di essere regolata a monte nei provvedimenti normativi e attuativi, viene risolta a valle secondo la teoria del più forte, in questo caso del più veloce.

Settembre ne porta due esempi lampanti. Secondo il decreto attuativo dell’articolo 33 del Decreto Legge n. 50 del 2022 l’erogazione del contributo una tantum riconosciuto a lavoratori autonomi e liberi professionisti avverrà sulla base dell’ordine cronologico. Lo stesso dicasi del credito d’imposta riconosciuto dall’articolo 3 del medesimo provvedimento agli autotrasportatori in considerazione dell’aumento del gasolio utilizzato come carburante. In entrambi i casi si preannuncia un assalto alla diligenza, nel tentativo di risultare i più veloci della compagnia per accaparrarsi le poche risorse disponibili.

Soprattutto per quanto riguarda il credito d’imposta per gli operatori del trasporto merci la situazione è davvero sconfortante. Un meccanismo tanto iniquo al quale si accompagna tutta l’inadeguatezza degli enti direttamente interessanti. A fronte di una procedura ancora tutta da scoprire, invece di rilasciare una circolare che potesse chiarire i tanti lati oscuri, soprattutto operativi, rispetto alle modalità di compilazione dell’istanza, il Ministero delle Infrastrutture e l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli hanno preferito pubblicare una serie di FAQ, tutt’altro che chiare, spesso ripetitive e non risolutive dei reali problemi di compilazione. Tanta e tale confusione che conferisce l’impressione di avere a che fare con degli sprovveduti.

Questo è il vero problema della pubblica amministrazione, generalmente intesa. La burocrazia italiana è esperta nel complicare le più semplici disposizioni normative. Per questo motivo da settembre, probabilmente, 238 ore non saranno più sufficienti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy