24 novembre 2025

Conflitto di interessi e fondi europei, il nuovo ruolo strategico dei commercialisti: nuovo documento del Consiglio

Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha pubblicato un nuovo documento dedicato a “Conflitto di interessi e integrità pubblica”

Autore: Redazione Fiscal Focus

Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha pubblicato un nuovo documento dedicato a “Conflitto di interessi e integrità pubblica”, che rappresenta una svolta importante per la categoria. L’Ordine richiama l’attenzione dei professionisti su un tema che, negli anni, ha assunto un peso sempre più determinante nella gestione dei fondi europei, dalla programmazione 2021-2027 al PNRR.

In un contesto in cui l’Unione impone regole sempre più stringenti sulla prevenzione di conflitti di interesse, frodi e corruzione, i commercialisti sono chiamati non solo ad assistere imprese ed enti, ma anche a diventare garanti di trasparenza e correttezza nell’intero ciclo della spesa pubblica.

Il quadro normativo italiano: una rete sempre più fitta

Negli ultimi quindici anni il legislatore italiano ha costruito un corpus regolatorio che ha progressivamente ampliato gli obblighi di astensione, dichiarazione e controllo legati al conflitto di interessi.

A partire dalla legge 190/2012, che ha instaurato il sistema nazionale anticorruzione, il tema è tornato più volte al centro del dibattito: il decreto trasparenza (D.Lgs. 33/2013), la disciplina su inconferibilità e incompatibilità degli incarichi pubblici (D.Lgs. 39/2013) e l’articolo 6-bis della legge 241/1990 hanno consolidato un approccio che non guarda più soltanto alla corruzione manifesta, ma anche ai potenziali condizionamenti nelle decisioni amministrative.

A completare il quadro è arrivato il nuovo Codice dei contratti pubblici del 2023, che ha allineato l’Italia agli standard europei definendo il conflitto di interesse negli appalti in modo chiaro e operativo.

Ciò che emerge è un ampliamento evidente dei destinatari delle regole: oggi non sono più coinvolti solo dipendenti pubblici e dirigenti, ma anche consulenti e professionisti esterni che partecipano, a vario titolo, ai processi decisionali e istruttori delle amministrazioni. I commercialisti, spesso presenti in commissioni, organismi di controllo e comitati tecnici, si trovano quindi al centro di un sistema che richiede imparzialità assoluta.

Gli strumenti di prevenzione: PTPCT, PIAO e codici comportamentali

La prevenzione dei conflitti non si limita alle norme generali, ma si traduce in strumenti operativi che ogni amministrazione è chiamata ad adottare. Il PTPCT, oggi confluito nel PIAO, obbliga gli enti a mappare i processi più esposti e a prevedere misure specifiche per ridurre il rischio, dalla separazione delle funzioni ai controlli interni.

Accanto a questi piani trovano spazio codici di comportamento, codici etici e veri e propri patti di integrità che disciplinano comportamenti, rapporti con gli stakeholder, gestione di informazioni riservate e sistemi sanzionatori.

Proprio su questo terreno i commercialisti possono fornire un contributo determinante: supportare le amministrazioni nel definire regole chiare, aiutare a tradurre i principi in procedure operative e vigilare sulla loro corretta applicazione, dice il Consiglio.

L’Europa alza l’asticella: l’articolo 61 del Regolamento finanziario

Sul fronte europeo, il Regolamento finanziario 2024/2509 ribadisce che la tutela degli interessi finanziari dell’Unione passa anche, e soprattutto, da una gestione corretta dei conflitti di interesse. La definizione adottata è ampia e considera rischiose non solo le situazioni di conflitto reale, ma anche quelle potenziali o apparenti, nelle quali l’imparzialità potrebbe essere compromessa da interessi economici, personali o familiari.

Uno degli aspetti più innovativi del Regolamento è l’obbligo di utilizzare sistemi informatici integrati che permettano di tracciare i destinatari dei fondi e individuare segnali di rischio. Strumenti come ARACHNE, a livello comunitario, e PIAF_IT, a livello nazionale, diventano essenziali per valutare concentrazioni economiche sospette, legami societari poco trasparenti o precedenti anomali.

Fondi europei e PNRR: controlli più severi e responsabilità diffuse

Nella nuova programmazione dei fondi europei, e ancora di più nel PNRR, la Commissione europea chiede agli Stati membri un sistema di gestione e controllo solido, basato su analisi del rischio, separazione delle funzioni e verifiche indipendenti.

Le autorità di gestione devono dimostrare che ogni beneficiario, pubblico o privato, sia adeguatamente informato sui propri obblighi e che eventuali conflitti vengano prevenuti e gestiti tempestivamente.

Il Ministero dell’Economia, con specifiche circolari, ha ribadito la necessità di piani anticorruzione aggiornati, dichiarazioni obbligatorie di assenza di conflitti e tracciabilità digitale dei processi, segno di una crescente attenzione agli aspetti di integrità nella spesa pubblica.

Dal controllo alla cultura dell’integrità: audit e responsabilità dei professionisti

Il documento dell’Ordine dedica particolare attenzione agli audit, considerati non come un mero strumento ispettivo, ma come un presidio strutturale di integrità. Nel sistema dei fondi UE, i controlli di primo livello, svolti dalle autorità di gestione, vengono affiancati da controlli di secondo livello, affidati all’Autorità di Audit. Le verifiche riguardano non solo la regolarità delle spese, ma anche la qualità dei presidi anticorruzione, la trasparenza delle decisioni e l’effettiva gestione dei conflitti di interesse.

In questo scenario il commercialista assume un ruolo molto più ampio rispetto alla tradizionale consulenza contabile. Può infatti supportare le PA nella mappatura dei rischi, verificare la correttezza delle dichiarazioni, controllare la trasparenza delle nomine e contribuire alla definizione di policy interne.

Un terreno particolarmente delicato è quello delle “porte girevoli”, ovvero il passaggio di funzionari dal pubblico al privato e viceversa, dove il rischio di condizionamenti impropri è particolarmente elevato.

Beneficiari, titolare effettivo e trasparenza societaria

Un capitolo rilevante del documento riguarda poi la verifica sul titolare effettivo, elemento chiave per evitare che fondi pubblici finiscano in mani collegate, direttamente o indirettamente, a chi partecipa alle decisioni amministrative.

La trasparenza societaria, dunque, diventa uno strumento indispensabile per garantire che contributi, appalti e sovvenzioni non siano assegnati a soggetti in conflitto di interessi, magari nascosti dietro strutture societarie complesse.

Piattaforme digitali e analisi dei dati: la nuova frontiera della prevenzione

Il ricorso a piattaforme come ARACHNE e PIAF_IT non rappresenta solo un adeguamento alle richieste dell’Europa, ma apre una nuova stagione in cui la prevenzione passa attraverso l’analisi dei big data.

Incrociando informazioni camerali, fiscali, giudiziarie e contrattuali, queste tecnologie permettono di individuare pattern di rischio che sfuggono al controllo tradizionale e rafforzano l’efficacia dei sistemi di gestione e controllo.

Il contributo dei commercialisti alla governance pubblica

Il documento dell’Ordine individua anche una serie di aree in cui la competenza dei commercialisti può fare la differenza: dalla supervisione delle dichiarazioni di assenza di conflitto al controllo degli appalti, dalla gestione delle informazioni riservate alla verifica delle procedure di nomina.

In queste funzioni il professionista è chiamato non solo a conoscere la normativa, ma a incarnare un vero e proprio presidio etico, capace di individuare criticità, suggerire soluzioni e promuovere una cultura della trasparenza.

Gli ordini territoriali come motore del cambiamento

Una parte del documento è dedicata alle responsabilità degli ordini professionali, chiamati a rafforzare la formazione dei commercialisti sui temi dell’integrità pubblica e a mettere a disposizione strumenti operativi, modelli di dichiarazione, check-list e linee guida.

La collaborazione con ANAC, MEF e altri enti istituzionali diventa quindi un tassello fondamentale per costruire un sistema coerente, condiviso e realmente efficace.

Uno scenario in evoluzione che chiama la categoria a un ruolo nuovo

Volendo tracciare un quadro, nella stagione dei grandi investimenti pubblici, il commercialista non è più solo un tecnico a supporto della contabilità o dei bilanci, ma un garante dell’integrità dei processi, un attore centrale nella tutela della legalità e un interlocutore indispensabile per una pubblica amministrazione che desidera essere trasparente, efficiente e credibile.

In un sistema che richiede rigore, professionalità e senso etico, la categoria è chiamata a un salto culturale: diventare non solo esperti di numeri, ma protagonisti della correttezza amministrativa e della buona gestione delle risorse europee.

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