La posizione delle donne nel mondo del lavoro è da sempre, purtroppo, messa in discussione. Le donne sono intrappolate in un sistema che spesso le costringe ad essere delle stakanoviste nei molteplici ruoli che ricoprono: mamma, moglie, professionista. La conciliazione tra vita privata e lavoro è un tema complicato, non a caso si sta lavorando per introdurre e potenziare delle misure di welfare che possano far fronte ad una duplice problematica, da una parte, infatti, sono sempre più numerose le donne che dopo la maternità abbandonano la carriera e, dall’altra, preoccupa il tasso di natalità che è tra i più bassi di sempre.
In questo scenario, sempre più donne intravedono nella flessibilità offerta dalla Partita Iva una possibile via per bilanciare le esigenze personali e professionali anche se non è tutto rose e fiori e, tra l’altro, questa scelta non è esente da giudizi e preconcetti.
I dati: un quadro di difficoltà e richieste per migliorare la qualità della vita
Da una recente indagine condotta su oltre mille madri lavoratrici autonome, tra i 30 e i 40 anni, che in più della metà dei casi hanno una sola persona a carico, emerge che essere professioniste freelance comporta diverse difficoltà nella vita quotidiana: dall’incertezza economica dovuta a periodi di pausa o rallentamento (28,3%), ad imprevisti familiari come per esempio la chiusura della scuola o malattia (20,5%), seguite dalla difficoltà nella gestione delle tempistiche e della mole di lavoro (15,2%), dal mancato riconoscimento del proprio lavoro(12,8%) e, per finire, la difficoltà di mantenere la concentrazione e la produttività lavorando con i bambini da casa (12,3%).
Tra le misure che potrebbero migliorare la qualità della vita, dall’indagine emergono soprattutto suggerimenti come l’introduzione di un sussidio per malattia o infortunio, il potenziamento delle agevolazioni economiche per le madri e il maggiore accesso ai servizi per l’infanzia. Una percentuale ridotta propone un prolungamento del congedo di maternità.
Il peso dei pregiudizi
In un contesto così complicato, oltre a dover fare i conti con la gestione del proprio lavoro e della vita privata, con tutte le insidie e le difficoltà del caso, più dell’82% delle intervistate è stata almeno una volta oggetto di pregiudizi da parte di amici, parenti o colleghi, con frasi del tipo “il tuo non è un vero lavoro” oppure “il tuo non è un lavoro è un hobby”.
Tuttavia, sei intervistate su dieci evidenziano come la libera professione abbia molteplici vantaggi, dalla libertà di organizzare liberamente i propri orari e le proprie attività lavorative in base alle esigenze private, alla possibilità di poter concedersi delle pause strategiche senza dover chiedere dei permessi.
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