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Secondo la Corte di cassazione, l’azienda non può licenziare il dipendente che ha rivolto commenti offensivi, denigratori, minatori e razzisti al superiore gerarchico nell’ambito di una chat “ristretta” di WhatsApp, perché in tal caso sussiste il diritto alla segretezza e riservatezza della corrispondenza privata (art. 15 Cost.).
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