3 aprile 2014

CdL. Jobs act ok… ma con riserva

Indagine dei CdL sulle novità introdotte dal Jobs act

Autore: Redazione Fiscal Focus
Premessa – Bene il contratto a termine, qualche dubbio in materia di apprendistato e male il Durc, specie la parte riferita agli archivi INPS. È questo, in sostanza, il giudizio finale che deriva dal questionario diramato dalla Fondazione Studi CdL al quale hanno partecipato 2.000 consulenti del lavoro di tutt’Italia. Agli intervistati si chiedeva di esprimere un parere sulle tre principali novità introdotte dal Jobs act (D.L. n. 34/2014), vale a dire: contratto a termine, apprendistato e Durc.

Contratto a termine – Le nuove norme introdotte sul contratto a termine, che ne hanno liberalizzato l’utilizzo, viene apprezzato dal 71% dei intervistati, anche se il limite di assunzione del 20% risulta troppo stringente per l’84%. Gli elementi principali che hanno fatto scattare il giudizio positivo dei CdL sono: il ridimensionamento del rischio di contenzioso con il lavoratore; periodo di prova lungo e maggiore libertà di scelta. Il 29% che ha risposto negativamente al D.L. n. 34/14 sul contratto a termine, afferma che ci vogliono altri interventi per superare la legge Fornero, dato che il limite del 20% imposto aiuterà solo le grandi aziende, ma solo il 3% afferma che sarebbe stato meglio lasciare tutto com’era.

Apprendistato – Positivo, ma con riserva, il giudizio espresso sul contratto d’apprendistato. Infatti, la maggioranza dei CdL (51%) ritiene, per una serie di motivi, positive le riforme attuate, consigliandone comunque la stipulazione in quanto prevede buoni incentivi e consente di formare il lavoratore. Il 29% dei Cdl che non consiglia il contratto motiva questa scelta perché ritiene difficile orientarsi tra normativa regionale e disciplina dei CCNL (44%) e in quasi uguale misura (36%), perché la normativa è troppo incerta. Bisogna tener presente anche che alcuni datori di lavoro non vogliono formare lavoratori, ma preferiscono occupare lavoratori già qualificati (10%) e che in alcune regioni permangono numerosi problemi con l’offerta formativa (10%). Dall’intervista, inoltre, emerge anche un altro dato rilevante: il 64% dei Cdl ritiene che rendendo facoltativa la formazione possa crearsi un conflitto di competenze tra Stato e Regioni considerando che hanno competenza in materia.

Durc – Arriviamo ora all’anello debole del Jobs act: il Durc. Secondo i CdL, infatti, le nuove regole – che tra l’altro dovranno attendere apposito decreto previsto per fine maggio – non risolveranno la preoccupante situazione attuale. Al riguardo, si sottolinea la necessità di intervenire con immediatezza sulla procedura gestionale INPS, portando maggiore affidabilità agli archivi. È netta la posizione dei Cdl sul Durc e per il 67% le nuove linee guida per la revisione della regolarità contributiva indicate dal Jobs act e riferite all’interrogazione degli archivi degli enti, sono insufficienti. I motivi del giudizio negativo sono vari: problematiche di incomunicabilità con INPS e INAIL (45%), archivi INPS, INAIL, Cassa Edile inaffidabili (32%) e assenza di interventi per rimuovere le criticità (23%). E sono sempre gli archivi INPS a essere quelli maggiormente inaffidabili. L’86%, infatti, li indica, mentre per INAIL e Cassa edile le percentuali di inaffidabilità sono molto basse (8% e 6%).
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