Premessa – Lunedì scorso, 16 aprile, il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema del disegno di legge sulla delega fiscale, con l’obiettivo di “dare maggiore certezza al sistema tributario e migliorare i rapporti con i contribuenti”, così come affermato dal comunicato stampa redatto dal Governo all’interno di Palazzo Chigi. Tra le tante novità introdotte, particolare importanza assume l’introduzione dell’imposta unica per l’attività d’impresa o di lavoro autonomo, compresi quelli prodotti in forma associata, dagli attuali soggetti passivi dell’IRPEF e dell’IRES. In sostanza, la novella prevede che tali redditi vengano assoggettati a un’unica imposta.
L’IRI – La nuova tassa, contenuta nell’art. 12 CAPO III “Revisione della tassazione in funzione della crescita, dell’internazionalizzazione delle imprese commerciali e della tutela dell’ambiente”, consente di dedurre dalla base imponibile la predetta imposta unica. Inoltre, essa concorrerà alla formazione del reddito complessivo imponibile ai fini IRPEF personale del singolo imprenditore o professionista. Mentre per i contribuenti di minori dimensioni con meno di 50 dipendenti occupati e € 10.000.000 di fatturato è prevista la possibilità del pagamento a forfait di un’unica imposta in sostituzione di quelle dovute. In altri termini, la proposta è quella d’introdurre, come metodo ordinario di tassazione, l’applicazione dell’IRES a tutte le attività d’impresa e professionali. A questo punto, il reddito che l’imprenditore/professionista ritrae dall’impresa (studio professionale) come renumerazione del proprio contributo lavorativo viene tassato in IRPEF come reddito ordinario, soggetto alla progressività propria di questo tributo. Si tratterebbe, dunque, di un’innovazione di tipo strutturale, con effetti di ampio respiro sul sistema di tassazione e sulla percezione da parte dei contribuenti. Infatti, la nuova imposta unica per le attività d’impresa e professionali premierà i contribuenti IRPEF che mantengono gli utili in azienda, in quanto potranno optare per una tassazione separata che colpirà, con la stessa aliquota dell’IRES, l’utile reinvestito nell’impreso o studio. Non a caso il Governo intende ribattezzare l’IRES (imposta sul reddito delle società), chiamandola IRI (imposta sul reddito imprenditoriale).
Stop al contante – Altra importante novità contenuta nel decreto fiscale, riguarda la proroga al 1° luglio prossimo del termine per lo stop al pagamento di stipendi e pensioni oltre i € 1.000 in contanti. Infatti, grazie a un emendamento approvato dalla commissione Finanze della Camera, presentato dal relatore del decreto fiscale, Gianfranco Conte, si è dato più tempo alla P.A. per adeguarsi al nuovo limite, il quale è stato più volte differito. La novella vale anche per i pensionati i quali, entro il 30 luglio prossimo, dovranno attivarsi ad aprire un c/c bancario o postale, libretto postale o carta ricaricabile per ricevere la pensione oltre la soglia dei € 1.000. A tal proposito, il coordinatore delle commissioni Economiche del Gruppo del Pd, Francesco Boccia, ha chiesto lunedì scorso alla Camera che: “il Governo inserisca una norma sulla tassazione dei contanti già nel D.L. fiscale che è in discussione alla Camera. Credo che nessuno in parlamento avrà la faccia di tirarsi indietro perché questa è la strada maestra per combattere l’evasione e il sommerso”.
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