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Premessa - Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero della Difesa, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e l'Ispettorato Nazionale del Lavoro hanno siglato un protocollo d’intesa - sulla scia di quello concluso lo scorso 27 maggio - per assicurare una vigilanza "interforze" nel settore agricolo.
Ma la lotta al caporalato non finisce qui: infatti si sono conclusi nei giorni scorsi in Commissione Agricoltura del Senato, i lavori relativi al disegno di legge di iniziativa governativa sul caporalato che prevede fino a sei anni di carcere e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, per chi è giudicato colpevole del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Maggiore trasparenza per fermare l’abuso - Entrando nel merito delle disposizioni del Disegno di Legge proposto, esso si propone di dettare “disposizioni e misure per la trasparenza e la legalità, al fine di contrastare il lavoro irregolare e di favorirne la emersione, attraverso la concertazione, nel rispetto delle rispettive competenze, tra le istituzioni preposte e le parti sociali”. Innanzitutto si forniscono disposizioni per le aziende per l’accesso a finanziamenti e altri benefici, che sono subordinati – tra gli altri – al rispetto e all’applicazione:
Tutela dei migranti e disposizioni per l’agricoltura - Ma non è finita qui: infatti il disegno dovrebbe anche comportare un aggravamento delle misure per il contrasto al fenomeno del caporalato, che come riportato anche dalla relazione introduttiva allo stesso, segnala che l’anno 2015 ha comportato esiti disastrosi di tale fenomeno. Proprio per questo tra le norme da introdurre ci sarebbero disposizioni che permettono la “salvaguardia dei lavoratori migranti”, anche alla luce del fenomeno migratorio che investe ormai da anni l’Italia, e norme che agevolino la trasparenza e la legalità delle assunzioni.
Un posto di primo piano ha in tal caso il settore agricolo, nel quale il fenomeno del caporalato è avulso: in particolar modo viene promossa “la piena operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità […] attraverso una maggiore sinergia istituzionale ed il coinvolgimento di tutte le articolazioni territoriali della cabina di regia all'uopo istituita presso l'INPS”, ma anche l’istituzione di “un marchio che certifichi l'adozione di princìpi etici nella gestione dei rapporti di lavoro e nei sistemi produttivi, denominato «Capofree», da rilasciare a quelle aziende che intraprendono un percorso di legalità, impegnandosi, con la sottoscrizione di un apposito protocollo con le prefetture, a contrastare le pratiche di sfruttamento della manodopera sull'intera filiera produttiva”.
L’approvazione – Considerato l’enorme pressing da parte dei sindacati, le ultime voci di corridoio parlano di un’ipotetica approvazione dell’Aula entro luglio, come ha dichiarato la senatrice del Partito Democratico Maria Grazia Gatti, relatrice in Commissione; ma ancora una volta non resta che dire: si vedrà!