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Premessa – La riforma del lavoro, attualmente in discussione al Senato, oltre alle consistenti novità riguardanti le partite IVA, i contratti a termine, i licenziamenti, il salario base per i co.co.co. e il “celebre” refuso relativo all’esenzione dai ticket sanitari per i disoccupati a basso reddito e i loro familiari, trovano spazio anche alcune modifiche circa i congedi per i papà e i voucher (c.d. buoni lavoro). Si tratta di interventi sperimentali dal 2013 al 2015, con una spesa stimata attorno ai 78 milioni l’anno, attingendo la maggior parte delle risorse dal fondo per l’occupazione di giovani e donne.
Paternità - In sostanza, l’emendamento in questione consente al padre lavoratore di poter godere di 3 giorni di congedo parentale (retribuiti al 100%) entro il quindicesimo mese di vita del bambino, di cui solo il primo sarà obbligatorio. Gli altri due giorni, invece, potranno essere fruiti in sostituzione della madre e previo assenso di quest’ultima, correggendo l’originaria impostazione del testo che prevedeva che in ogni caso, a prescindere anche dal consenso fra i genitori, gli ulteriori due giorni di congedo di paternità obbligatorio andassero a decremento del periodo spettante alla madre.
Voucher – L’altra novità riguarda la possibilità per le mamme, al termine della maternità obbligatoria di 5 mesi, ed in alternativa del congedo stesso, di chiedere ai propri datori di lavoro l’assegnazione di voucher per pagare la baby sitter, o secondo l’emendamento, l’asili nido pubblico o privato. Ciò al fine di favorire più velocemente il rientro della madre sul posto di lavoro.
Confronto europeo – Attraverso tali novità, l’Italia compie i primi passi importanti per allineare il nostro Paese al resto d’Europa, attuando di conseguenza la Direttiva UE 18/2010. Tuttavia, la durata del congedo è ancora piuttosto limitato rispetto agli altri Paesi europei. Per esempio i padri francesi hanno ben 11 giorni di congedo parentale per i primi 4 mesi di nascita del bambino; mentre in Spagna, da quest’anno, le giornate fruibili a titolo di congedo di paternità sono addirittura 30 (1 mese). A confermare le buone intenzioni del Governo a ridurre lo squilibrio nella cura dei figli, oggi quasi totalmente a carico delle madri, è la docente della Bocconi di Milano, Alessandra Casarico: “il nuovo congedo di paternità, per quanto di brevissima durata, potrà influenzare le aspettative delle imprese sulla maggiore condivisione dei compiti e in questo modo aprire più spazi al lavoro delle donne, al pari del sostegno tramite voucher all’acquisto dei servizi di cura visto che la spesa pubblica per la primissima infanzia è molto limitata nel nostro Paese, così come la disponibilità dei nidi”.