Premessa – Il rilascio del Durc interno dell’INPS è a rischio. Ebbene sì, dopo quattro mesi dall’avvio delle nuove procedure INPS per il rilascio del prezioso documento che attesta la regolarità contributiva, si continuano a riscontrare disfunzione nella gestione dei “semafori” da parte dell’INPS, creando numerose difficoltà alle aziende. A rilevarlo sono i Consulenti del Lavoro che in un comunicato stampa evidenziano i numerosi problemi che negli ultimi mesi ha provocato la nuova procedura.
Durc interno – Ricordiamo che il “DURC interno” altro non è che un documento richiedibile dai soli datori di lavoro ai fini della fruizione dei benefici normativi e contributivi. In particolare, l’art. 3, c. 4, del D.M. 24 ottobre 2007 prevede che l’INPS - per i benefici di propria competenza - verifica i presupposti per il rilascio del DURC, senza emettere il Documento “formale”. Quest’ultimo, in pratica, viene sostituito da un sistema di segnalazione degli esiti della verifica (c.d. semafori) che danno luogo al “DURC interno” nell’ambito del “Cassetto previdenziale Aziende”; il “semaforo verde” indica una situazione compatibile con il godimento dei benefici, mentre il “semaforo rosso” indica una situazione incompatibile con il godimento dei benefici.
Il nuovo sistema di gestione – Per dare attuazione alla nuova procedura l’INPS, dopo un periodo di reingegnerizzazione dei propri sistemi interni, ha iniziato lo scorso mese di maggio a inoltrare le notifiche Pec per il Durc interno, in qualità di ente tenuto a riconoscere i benefici di legge subordinati alla regolarità contributiva e non più dal datore di lavoro attraverso la denuncia contributiva relativa al mese in cui sono richiesti i benefici stessi.
Le critiche dei CdL – Sul punto, è più volte intervenuta la Fondazione Studi CdL evidenziando come l’intera procedura di rilascio necessitava di una maggiore prudenza e di un robusto rodaggio. I punti messi critici sono diversi:
• per quanto riguarda il Durc interno, i primi “semafori rossi con lucchetto” non hanno tenuto conto di eventuali dilazioni amministrative (o in Equitalia o di pagamenti effettuati direttamente al concessionario);
• l'invio delle PEC di maggio conteneva un errore che ha depistato diversi soggetti interessati. Nella evidenza delle cartelle esattoriali, infatti, il mese di competenza in realtà indicava la data di notifica;
• le sedi provinciali dell'Inps sono rimaste indecise sul da farsi, proprio in virtù di queste situazioni controverse non sapendo fino a che punto spingersi per forzare detti semafori con intervento “manuale”;
• si è appurato, in questo contesto, che il conteggio dei termini (in particolare il dies a quo e dies ad quem) per calcolare i quindici giorni utili per la regolarizzazione, non risponde ai normali canoni civilistici;
• l'Istituto, nonostante le citate segnalazioni di criticità, ha lo stesso inviato le Pec, con i preavvisi di accertamento del mese di giugno, salvo poi emettere un messaggio con il quale ha preannunciato l'invio di un'altra PEC che ne annullava l'efficacia;
• i predetti preavvisi Pec, che rimandano al cassetto previdenziale per determinare esattamente il debito da regolarizzare, non contengono l'indicazione che tali debiti sono privi del calcolo delle sanzioni. Le aziende che hanno pagato, pertanto, solo la sorte capitale, ora scoprono che sono ancora ritenute irregolari ai fini dell'art. 1, c. 1175, l. n. 296/06;
• in questi giorni nell'evidenza rettifiche del cassetto previdenziale, sono comparse note relative al 2014 emesse ai sensi del predetto art. 1, cit., con scadenze a partire dal prossimo 14/11, ma senza che le aziende abbiano ricevuto il preavviso telematico che invita alla regolarizzazione nei quindici giorni.
Conclusioni – Alla luce delle suddette difficoltà, i CdL invitano l’INPS di sospendere temporaneamente gli effetti della procedura del Durc interno, almeno fino a quando il processo di reingegnerizzazione, avviato due anni fa dall’INPS, non possa definirsi completato.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata