31 ottobre 2011

Giovani in balia del Governo

Pronta la riforma sul lavoro che prevede licenziamenti più facili per coloro che vogliono affacciarsi nel mondo del lavoro
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa – Mentre il Presidente del Consiglio tira un sospiro di sollievo dopo aver superato l’esame di Bruxelles, riscuotendo una sostanziale soddisfazione dall’intero fronte europeo sulle riforme da attuare per il rilancio della crescita e il rafforzamento dei conti pubblici del Paese contenuti nella lettera d’intenti, da alcuni giorni in Italia, al contrario, la preoccupazione fra i cittadini va ad intensificarsi. Infatti, quel che desta maggiore perplessità e apprensione, sono le riforme sul lavoro che il Governo è pronto a legiferare. In particolare, nel sottoparagrafo b) “Efficientamento del mercato del lavoro” del secondo capitolo della lettera in questione, il Governo entro maggio 2012 ha intenzione di approvare una nuova riforma della legislazione del lavoro che prevede sì licenziamenti più facili, ma solo per i nuovi assunti relativi a nuove iniziative imprenditoriali. Pertanto, la riforma in cantiere non toccherà i lavoratori già in forza, i quali conserveranno appieno il loro diritto alla stabilità del posto di lavoro. Intanto, per la prima volta tutti e tre i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) minacciano la possibilità di scioperare non appena verrà approvata la riforma in questione.

Licenziamenti più facili – Ancora una volta a farne le spese a causa delle decisione intraprese dal Governo sono i lavoratori, soprattutto i giovani, che vogliono integrarsi nel mondo del lavoro. Dunque, i licenziamenti colpiranno coloro che sono coinvolti in eventuali nuove iniziative produttive, per i quali è prevista una deroga all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La novità si legge nelle poche righe del punto b) del secondo capitolo della lettera d’intenti presentata dal presidente del Consiglio dei ministri all’UE. Parla di “Efficientamento del mercato del lavoro” e prevede sostanzialmente due misure:
- la prima, che sarà approvata entro quest’anno, concerne gli incentivi a favore dell’occupazione giovanile e femminile attraverso la promozione di diversi tipi di contratti, tra cui: l’apprendistato, rapporto di lavoro a tempo parziale, contratti di inserimento delle donne nel mercato del lavoro, ecc.
- la seconda, che sarà attuata entro il mese di maggio del 2012, prevede una stretta ai contratti parasubordinati e poi la “riforma” sui licenziamenti.

In merito a quest’ultimo aspetto, è testualmente previsto che la riforma dovrà essere “funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa, anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato”. Inoltre, come detto viene limitato l’uso dei “contratti para-subordinati” dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavoratori formalmente qualificati come indipendenti ma sostanzialmente impiegati in una posizione di lavoro subordinato.

Analisi sulla riforma del lavoro – Ciò detto, quel che appare certo è che la riforma introdurrà una deroga all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, articolo che oggi rappresenta quella “garanzia e “stabilità” che obbliga il datore di lavoro ad reintegrare il lavoratore in caso di licenziamento illegittimo. Cercando di capire le finalità e il campo di applicazione della riforma in questione, è possibile affermare che essa sarà “funzionale” alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa. Pertanto, se essa è funzionale “alla maggiore propensione ad assumere” ne deriva che i licenziamenti più facili riguarderanno le nuove assunzioni e non i lavoratori già in forza. Dunque, pare che la riforma non sarà un intervento generalizzato, ma selettivo che mette in difficoltà coloro che vogliono inserirsi nel mercato del lavoro. Al contrario, osservando la riforma dal lato dell’imprenditore, essa risulterebbe vantaggiosa in quanto, consentirebbe una maggiore propensione a rischiare nuove iniziative estendendosi verso nuovi mercati o provando nuove tecnologie senza necessariamente ingabbiarsi in assunzioni definitive, laddove la nuova iniziativa risulterebbe fallimentare.

Il fronte del “No” – Sciopero generale. È ciò che minacciano, uniti per la prima volta, i leader di Cgil, Cisl e Uil se il Governo deciderà di modificare le norme sui licenziamenti. Al riguardo, Susanna Camuso sottolinea che: “il Governo è incapace di decidere e agire, è capace solo di prendere ordini” bocciando in pieno la missiva inviata a Bruxelles, aggiungendo ancora che “nella lettera del Governo all’UE non c’è nulla che riguarda la crescita, non c’è nessuna risposta positiva per l’Italia. Ci si gloria di quel che si è fatto e forse bisognerebbe evitarlo, visto che siamo sorvegliati speciali”. Sulla stessa linea Luigi Angeletti, segretario generale della Uil: “nel caso in cui il Governo ci dovesse spingere a prendere in considerazione uno sciopero generale non ci saranno particolari problemi a farlo tutti assieme, anche se noi non auspichiamo che il Governo ci spinga a ciò”. In sostanza, ciò che chiedono i tre sindacati al Governo è di favorire la previdenza integrativa riducendo le tasse per incentivare l’adesione obbligatoria ai fondi integrativi, di approvare subito la delega per la riforma fiscale, introdurre una patrimoniale permanente sui bene immobiliari e mobiliari (escludendo la prima casa), abbattere i costi della politica, ridurre i livelli amministrativi, vendere il patrimonio immobiliare dello Stato e liberalizzare i servizi pubblici. Richieste che allo stato dei fatti risultano di difficile applicazione, prospettando duri contrasti fra sindacati e Governo.

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