Rimani aggiornato!
Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.
Premessa – In attesa che si torni a parlare della Riforma ISEE (c.d. Riccometro), attualmente rimandata al termine delle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013, le pubbliche amministrazioni hanno intrapreso una lotta per scovare chi dichiara il falso. In pratica, la maggior parte dei comuni sparsi sul territorio nazionale stanno avviando delle verifiche al fine di individuare coloro che dichiarando un parametro ISEE basso beneficiano di prestazioni sociali e assistenziali a condizioni agevolate (come ad esempio mense scolastiche, esenzione ticket sanitari, tasse universitarie, rette per asili nido, ecc.). L’allarme è scattato a seguito dei dati emersi dal Rapporto 2012 presentato dal Ministero del Lavoro, in base al quale il 10% degli italiani dichiara un ISEE nullo e il 20% meno di 3.000 euro. Tuttavia, i metodi di attuazione delle verifiche variano da comune a comune, visto che non esiste in tal senso un coordinamento a livello nazionale.
Comuni al setaccio – Molti sono i comuni che si sono mobilitati nei giorni scorsi per minimizzare i rischi di truffe; infatti, nel comune di Piacenza l’assessore al bilancio, Pierangelo Romersi ha affermato quanto segue: “in primo luogo abbiamo deciso di istituire un gruppo di lavoro comunale con i responsabili di Entrate, Sociale, Territorio e Polizia Municipale finalizzato a una più efficace ricerca delle sacche di evasione e a una migliore gestione dei contributi comunali a singoli, famiglie e associazioni. Quindi stiamo lavorando per ottimizzare la collaborazione con l'Agenzia delle Entrate e quella del Territorio, con l'INPS, l'INAIL e i Caf”. Questi ultimi avranno il compito di fornire le loro banche dati alla pubblica amministrazione per aiutarla a costruire un quadro delle fasce di reddito presenti nel territorio. A Rimini invece si punta tutto sui controlli a campione “annualmente verifichiamo all'incirca il 10% delle dichiarazioni e finora non sono emerse molte irregolarità”, spiega l'assessore alle politiche finanziarie, Gianluca Brasini. “In ogni caso siamo impegnati per migliorare sempre più i controlli e per questo motivo abbiamo deciso di imporre la presentazione del modello anche al momento della domanda di accesso ai servizi e non solo quando si tratta di chiedere l'esenzione”. Intanto ci sono comuni come quello di Voghera in cui scatta la tolleranza zero contro chi fa il furbo. Infatti, su soli 210 pratiche controllate, sono quasi 13.000 gli euro indebitamente percepiti, che andranno restituiti sommandosi agli oltre 38.000 provenienti dalle sanzioni elevate, per un totale di 51.621,48 euro che andranno nelle casse del comune. I comuni del Mezzogiorno non sono da meno. Un esempio pratico arriva dalla città di Bari, ed in particolare dall'ufficio “ripartizione politiche educative e giovanili”, che gestisce diversi servizi (quali trasporti e asili nido). In tali casi, considerando il numero di richiedenti (circa 10.000 complessivamente), l'ufficio del comune ha deciso di affidare il compito di verificare le autocertificazioni, tenendo conto non solo del reddito, ma anche di altri elementi come la composizione del nucleo familiare, alla stessa società impiegata dall'ufficio “ripartizione tributi” del comune contro l'evasione fiscale.
La soluzione – Per fronteggiare il fenomeno degli ISEE fasulli, secondo Fabrizio Iacutti, partner dello Studio Di Tanno e Associati, la parola d’ordine è: “controlli incrociati”. In pratica, tale metodo consiste nell’acquisire i dati reddituali e patrimoniali direttamente dalle banche dati dell’Agenzia delle Entrate, come peraltro previsto nel progetto di Riforma dell’ISEE.