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Nel normale svolgimento di un’attività imprenditoriale i lavoratori possono acquisire conoscenze e professionalità tali che il “datore di lavoro” possa ritenere potenzialmente dannosa la “fuga” di queste “capacità” se messe a libera disposizione di un competitor di settore.
In tal senso il patto di non concorrenza si configura come quello “strumento” che l’imprenditore/datore di lavoro ha a disposizione per circoscrivere il rischio che il lavoratore, al termine del proprio rapporto lavorativo, possa immediatamente “traghettare” le competenze acquisite e/o perfezionate nel corso della vita lavorativa a vantaggio di azienda concorrente.
Il patto di non concorrenza è opportunamente ipotizzabile tanto in rapporti di lavoro autonomo (vedi agenti di commercio) che in quelli di lavoro dipendente.
Ai fini della nostra analisi, focalizzeremo la nostra attenzione su quest’ultimi.
(prezzi IVA esclusa)