12 febbraio 2015

Licenziamenti. L’Ancl dice “no” alla sanzione reintegratoria

L’Ancl reputa “assurda” la sanzione reintegratoria nei licenziamenti collettivi: basta la “tutela risarcitoria”

Autore: Redazione Fiscal Focus
Oggi in commissione Lavoro della Camera il Governo è chiamato a fornire il proprio parere in merito allo schema di decreto attuativo sul contratto a tutele crescenti del Jobs act, approvato nel Consiglio dei ministri alla vigilia di Natale. L’attesissimo appuntamento, però, è accompagnato dalle forti preoccupazioni esposte dall’Ancl (Associazione nazione dei consulenti del lavoro) in un acceso comunicato stampa diffuso ieri. Oggetto delle perplessità è il mantenimento della sanzione reintegratoria in caso di licenziamenti collettivi che non rispettino i criteri di scelta, stabiliti per legge, del lavoratore da licenziare.

Sul punto è intervenuto prontamente il presidente del sindacato nazionale dei consulenti del lavoro, Francesco Longobardi, il quale ha affermato che: “Le aziende in crisi, che si vedono costrette ad avviare una procedura di licenziamento collettivo, di tutto hanno bisogno tranne che di norme che incentivino contenziosi individuali, cavillosi e di corto respiro”.

Guerra fra poveri” – Secondo l’Associazione Nazionale, la situazione che è venuta a crearsi non è di certo favorevole alle aziende. Queste ultime infatti, qualora dovessero procedere a una riduzione del personale, e se il contratto collettivo non li prevede specificatamente, nello scegliere quali lavoratori licenziare sono tenute a considerare i cosiddetti "criteri di scelta" (come l'anzianità del lavoratore, l'incidenza sul suo reddito famigliare, etc.) stabiliti per legge già nel 1991. Si tratta di criteri, però, “abbastanza aleatori e molto interpretativi” creando forti dubbi e insicurezza sui criteri di scelta da adottare nell’atto di licenziamento.

Altro punto a sfavore della reintegra riguarda l’alto numero dei contenziosi instaurati dopo l’entrata in vigore della Riforma Fornero (L. n. 92/2012); situazione, questa, che a detta del presidente dell’Ancl ha portato a una “guerra fra poveri”, in quanto “ogni reintegrazione operata determina il licenziamento di un altro lavoratore”.

Conclusioni
– Pertanto, conclude l'Ancl, nei casi di licenziamento collettivo, la tutela risarcitoria a favore del lavoratore è più che sufficiente: “Lo abbiamo scritto nel nostro documento di osservazioni e suggerimenti al Jobs Act, e il testo approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri ci aveva dato ragione. Ci auguriamo che questi ultimi passaggi parlamentari non cambino rotta”, conclude il presidente Ancl, Longobardi.
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