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Premessa – È possibile licenziare il lavoratore che non invia al proprio datore di lavoro l’attestato di malattia che certifica l’assenza dal lavoro per quattro giorni. A stabilirlo è la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10552/2013.
La vicenda – Il caso riguarda un dipendente licenziato per non aver presentato il certificato di malattia al datore di lavoro (impresa di pulizia) dopo essersi assentato per quattro giorni dal proprio lavoro. Il dipendente, soccombente nel secondo grado di giudizio, ricorre in Cassazione.
La sentenza – La Corte di Cassazione conferma quanto detto in appello. In particolare, è stato “verificato da un canto l’esistenza effettiva della condotta materiale (assenza dal lavoro per più di quattro giorni senza comunicare la giustificazione) e dall’altro ha approfondito anche il profilo soggettivo ravvisando, nella condotta tenuta dal lavoratore nel corso della sua assenza, un comportamento gravemente negligente, consistito nell’aver omesso di verificare la corrispondenza delle prognosi effettuate nelle due diverse certificazioni mediche acquisite (una nell’immediatezza del malore e l’altra a distanza di due giorni) ed in particolare nella non coincidenza dei termini finali tra la prima (trattenuta dal lavoratore) e la seconda inviata al datore di lavoro”. Rientra, infatti, tra i normali obblighi di diligenza e correttezza quello di “assicurarsi che, impedimenti nello svolgimento della prestazione, pur legittimi, non arrechino alla controparte datoriale un pregiudizio ulteriore per effetto di inesatte comunicazioni che generino un legittimo affidamento nella effettiva ripresa della prestazione lavorativa”. Non rileva, dunque, tanto la effettività della malattia, “quanto piuttosto la diligenza nell’esecuzione della prestazione che si concreta anche nella corretta e tempestiva informazione del datore di lavoro della sua impossibilità”. “Peraltro non qualunque omessa comunicazione rileva ma solo quella che si ricollega ad un protrarsi dell’ inadempimento per un tempo che le parti sociali hanno, ragionevolmente, ritenuto importante (quattro giorni)”.