11 maggio 2012

Niente “job on call” per studenti e disoccupati

L’attuale riforma del lavoro rende pressoché inapplicabile il contratto intermittente, limitandolo alle sole ipotesi consentite dalla contrattazione collettiva
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa –Terminate le amministrative, si torna a parlare di riforma del lavoro. Il Ministro del Welfare, Elsa Fornero, è pronta a riaprire il confronto con le parti sociali, che a detta dei partiti di maggioranza ha ancora molti nodi da risolvere. Uno di questi è il lavoro a chiamata. Infatti, se tale tipologia di lavoro venisse approvata nell’attuale versione, il c.d. “job on call” è destinato inevitabilmente ad estinguersi, con effetti negativi soprattutto per i soggetti che s’intende tutelare. In pratica, ne rimarrebbero ipotesi talmente residuali da renderlo di fatto inattuabile. Ebbene, proprio quel contratto che per molti anni è stato spesso e volentieri utilizzato per assumere disoccupati e studenti soprattutto nel periodo estivo, il fine settimana, nelle festività natalizie e pasquali, verrà di fatto messo sul ciglio di un precipizio, e quel che ne rimane, purtroppo, sarà solo un ricordo. Di conseguenza, è inevitabile che molti lavoratori rimarranno senza alcuna tutela a causa dell’occasionalità che li distingue, alimentando sempre di più il fenomeno del lavoro sommerso.

Lavoro a chiamata –Il lavoro a chiamata, detto anche “intermittente” o “job on call”, è un particolare contratto di lavoro che consente alle parti di regolarizzare esclusivamente un rapporto di natura occasionale. Gli obblighi tra le parti scattano solo nel momento in cui avviene la chiamata e il lavoratore mantiene gli stessi diritti retributivi e previdenziali di un qualsiasi lavoratore subordinato anche se in misura proporzionale alla prestazione lavorativa effettivamente svolta. Di converso, il datore di lavoro deve applicare analoghi trattamenti degli altri lavoratori occupati, in quanto è espressamente previsto il principio di non discriminazione. Pertanto, il lavoratore viene assicurato contro gli infortuni sul lavoro, ma anche alle gestioni pensionistiche e, inoltre, devono essere garantite le norme in materia di sicurezza sul lavoro e spettano, oltre alla retribuzione per le ore lavorate, anche le mensilità aggiuntive e il T.F.R.

La riforma –Prima di introdurre le novità della riforma bisogna precisare che finora nessun contratto collettivo ha disciplinato il lavoro a chiamata, tant’è che è intervenuto in sostituzione il M.L.P.S. con D.M. 23 ottobre 2004 adottato ai sensi dell’art. 40 del D.Lgs. 276/2003. Ora, invece, l’art. 7, capo II “Tipologie contrattuali”, del D.D.L. elimina la possibilità di sottoscrivere il contratto nei seguenti casi:
- soggetti con meno di 24 anni di età e lavoratori con più di 45 anni di età;
- per prestazioni da rendersi il fine settimana, nonché nei periodi delle ferie estive o delle vacanze natalizie o pasquali;
- prestazioni previste dal D.M. del 23.10.2004 che rinvia alle tipologie di attività elencate nella tabella allegata al Regio Decreto n. 2657/1923.
Il Governo, inoltre, vuole rendere più trasparente il ricorso a tale contratto, mediante l’obbligo di effettuare una comunicazione amministrativa preventiva, con modalità snelle (ad esempio: fax o Pec), in occasione di ogni chiamata del lavoratore.Qualora il datore di lavoro omette tale comunicazione, si applicherà una sanzione amministrativa da € 1.000 ad € 6.000, per ciascuna comunicazione omessa. Mentre per i contratti di lavoro intermittenti stipulati prima dell’entrata in vigore del D.D.L., che non siano compatibili con le disposizioni su elencate, cessano di produrre i loro effetti decorsi 12 mesi dalla sua entrata in vigore.

Gli emendamenti –Tuttavia, è stato appena presentato in commissione Lavoro del Senato un pacchetto di correzioni governative tra cui figura appunto il “job on call”. In particolare, la correzione prevede la possibilità di stipulare tali tipologie di contratti per soggetti sopra i 50 anni o con meno di 24 anni (e fino a 25 anni) di età. Mentre la sanzione per l’omessa comunicazione, che è prevista tra € 1.000 e € 6.000, sarà ridotta da € 400 a € 2.400.

 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy