Premessa – É in dirittura d’arrivo una nuova esenzione alla nuova riforma previdenziale a favore dei dipendenti pubblici che saranno costretti a lasciare il lavoro a causa della riduzione delle piante organiche (pari a 24 mila dipendenti pubblici). Infatti, secondo la prima stima contenuta nella relazione tecnica al decreto legge sulla spending review già approdato a Palazzo Madama, sarebbero circa 8mila le persone che potrebbero andare in pensione con il vecchio regime pensionistico. Tuttavia, è necessario che il diritto all’assegno (40 anni di contributi o per quote) scatti dal 2014, vale a dire che i requisiti siano raggiunti dal 2013. L’obiettivo della nuova deroga è quello di ridurre quei dipendenti pubblici che rischiano di essere colpiti dalla mobilità, che prevede l'80% dello stipendio base. Ciò causa inesorabilmente una riduzione netta in busta paga, stimata attorno al 50%. Intanto, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, lancia l'allarme sulla sanità: si rischia un nuovo caso esodati.
I tagli – La nuova riduzione, spiega il decreto sulla spending review, è frutto solo di una prima stima, poiché la riduzione del 20% dei dirigenti e del 10% del resto del personale andrà fatta sulle nuove piante organiche da emanare entro il 31 ottobre. In particolare, il documento quantifica in 11mila i “soprannumerari per i ministeri e gli enti pubblici non economici” (di cui 5.600 nei Ministeri). A questi vanno aggiunti i 13mila censiti negli enti territoriali (tranne le Regioni), dove però bisognerà attendere il Dpcm con i criteri per le uscite. Degli 11mila in esubero sono circa 6mila i soggetti in possesso dei requisiti per il pensionamento al 31 dicembre 2011 a fronte di altri 2mila che vantano le stesse condizioni in quelle locali. Mentre per i restanti 16mila lavoratori poche sono le alternative: o tenteranno la strada del part-time oppure sarà attivato il meccanismo di mobilità, pari all’80% della retribuzione, che durerà per un massimo di 4 anni (la regola originaria ne prevedeva due).
Il prepensionamento – Sarà quindi un terzo dei 24mila esuberi a collocarsi in pensione secondo le regole pre-riforma. Per usufruire della deroga, però, è necessario che il lavoratore abbia maturato 40 anni di servizio o raggiunto i limiti del pensionamento per quota (età più contribuzione), entro il 2013. Mentre l’assegno scatterà dal 2014. Seppur a fronte di una penalizzazione dell'assegno oscillante tra il 20%-30% rispetto al sistema retributivo, con tagli più consistenti per gli stipendi più elevati, possono anticipare il tempo della pensione anche le lavoratrici con anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un'età di almeno 57 anni se dipendenti o 58 anni se autonome. Per loro, infatti, c'è la possibilità di andare in pensione se si passa al sistema di calcolo contributivo e si matura la decorrenza della pensione entro la fine del 2015. Dalla platea di lavoratori sottratti alle nuove regole, è possibile includere anche le lavoratrici del settore privato che sono nate entro il 1951 e quelle del pubblico nate entro il 1950 che hanno maturato 15 o 20 anni di contributi in base al regime previdenziale applicabile, in quanto hanno già maturato il diritto alla pensione anche se sono ancora al lavoro.
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