29 agosto 2013

Precari. Stabilizzazioni per 1/3

Il D.L. sul lavoro pubblico intende garantire un posto di lavoro a un terzo dei 150 mila precari
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa – Stabilizzare i precari. È questo l’obiettivo numero uno che il Governo si è posto con il D.L. sul lavoro pubblico approvato lunedì scorso. Tuttavia, stabilizzare tutti i precari non è ancora possibile, quindi l’intento è quello di assicurare un posto a 1/3 dei 150 mila “precari”.

Meccanismo di stabilizzazione - Lo strumento utilizzato sarà quello dei concorsi pubblici, con riserva del 50% dei posti al personale avente i requisiti per ambire alla possibile stabilizzazione, nel rispetto del limite della spesa del 50% del massimo spendibile ai fini delle nuove assunzioni.

Soggetti interessati – Le P.A. potranno effettuare le stabilizzazioni, fino al 31 dicembre 2015, attraverso procedure concorsuali specificamente dedicate. Ad essere interessati sono i dipendenti assunti con contratti a tempo determinato con un'anzianità di servizio di almeno 36 mesi nell'ultimo quinquennio, svolti nell'ambito della medesima amministrazione che bandisce il concorso. Restano esclusi invece, i dirigenti assunti a tempo determinato e coloro che lavorano negli staff degli organi di governo. Al riguardo, si precisa che saranno interessati anche i LSU (lavoratori socialmente utili) nell'ambito dei servizi alla persona, della salvaguardia e della cura dell'ambiente e del territorio, dello sviluppo rurale e dell'acquacoltura, del recupero e della riqualificazione degli spazi urbani e dei beni culturali.

Monitoraggio – A tal fine, il Governo ha in mente di avviare un monitoraggio telematico obbligatorio da parte della Funzione pubblica. In pratica, per utilizzare i precari gli enti dovranno informare preventivamente Palazzo Vidoni circa la situazioni lavorativa dei dipendenti.

Vincitori di concorsi – Prima di stabilizzare i precari, però, il D.L. chiarisce che bisogna dapprima assumere coloro che avrebbero avuto diritto a iniziare a lavorare con la pubblica amministrazione con contratti di lavoro a tempo indeterminato, ma sono rimasti al palo perché, pur avendo vinto i concorsi, non sono mai stati assunti a causa proprio dei vincoli alla spesa posti in vario modo dal legislatore.

Scuole d’infanzia – Infine, il D.L. sul lavoro pubblico introduce un nuovo periodo nell'articolo 10, comma 4-bis, del D.Lgs. 368/2001, ai sensi del quale “per assicurare il diritto all'educazione, negli asili nidi e nelle scuole dell'infanzia degli enti gestiti dai Comuni, le deroghe di cui al presente comma si applicano, nel rispetto del patto di stabilità e dei vincoli finanziari che limitano per gli enti locali la spesa per il personale e il regime delle assunzioni, anche al relativo personale educativo e scolastico”. In sostanza, non si applicano le disposizioni di particolare tutela del lavoro a tempo determinato per le supplenze nelle scuole d'infanzia e negli asili nido comunali, estendendo loro, dunque, la normativa valevole per il comparto dell'istruzione.

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