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Premessa – Riforma Fornero sotto esame. E a valutarla nel dettaglio questa volta sono direttamente i C.d.L. che, nel bocciare alcuni punti del testo voluto lo scorso luglio dall’ex ministro del welfare Elsa Fornero, propone al contempo una serie di potenziali modifiche e migliorie per creare un mercato del lavoro più inclusivo e dinamico. I C.d.L. attribuiscono la colpa alla Riforma del Lavoro di aver reso più rigida la flessibilità in entrata, non centrando “gli obiettivi occupazionali che si prefiggeva, forse perché pensata per un modello di mercato del lavoro già in espansione”. Pertanto, per facilitare la ripresa economica i C.d.L. intendono muoversi principalmente su quattro punti, ossia: meno vincoli per le partite IVA; riduzione del costo del lavoro (con decremento di 5 punti percentuali); revisione del contratto di apprendistato; semplificazione del DURC e delle procedure per i contratti di solidarietà ex lege n. 236/93. Vediamoli nel dettaglio
Revisione apprendistato – In tema di apprendistato, i C.d.L. suggeriscono di eliminare le norme che obbligano i datori di lavoro alla stabilizzazione lasciando inalterate quelle previste da contratti nazionali di lavoro. A ciò si aggiunge un regime di sanzioni più progressivo e graduale, differenziando la condotta di “formazione parzialmente omessa” da quella “totalmente omessa”, oltre ad elaborare un piano formativo individuale unico per tutte le Regioni.
Contratto a termine – Per quanto riguarda il lavoro a tempo determinato, i consulenti del lavoro invece, propongono di sospendere, fino al 31 dicembre 2016, anche i periodi di interruzione obbligatoria tra due contratti a termine, anche se la proposta più condivisibile è quella di introdurre forme di incentivazione per stabilizzare i rapporti. Per farlo basterebbe abbassare per tre anni il costo del lavoro per chi assume a tempo indeterminato. Promosso, invece, l’attuale limite dei 36 mesi per l’utilizzo di detto contratto, sia nel pubblico che nel privato, con computo in detta soglia solamente dei contratti a termine di qualunque tipologia o natura. A livello di procedure, dovrebbe poi essere prevista l’eliminazione dell’obbligo di comunicazione preventiva della prosecuzione del contratto a termine oltre il termine prefissato dallo stesso.
Partite IVA – Arriviamo ora a uno dei punti fermi della Riforma Fornero: le “false partite IVA”. Al riguardo, l’obiettivo è quello di regolarizzare il “popolo delle partite IVA” evitando i rapporti di lavoro mascherati. In particolare, qualora sussistono almeno due dei seguenti parametri il rapporti di lavoro si trasforma in una co.co.pro., ossia: periodi di lavoro superiori a 8 mesi in un anno ripetuti per due anni; compenso superiore all’80% del fatturato complessivo del collaboratore ricevuto dallo stesso committente; presenza di posto fisso in azienda. In tal caso, i C.d.L. si augurano che in futuro si possano rimuovere i vincoli affinché le opportunità occupazionali possano passare anche dal lavoro autonomo, in quanto gli ostacoli nati per indurre i datori di lavoro a regolarizzare le partite IVA sembrano più penalizzare che favorire i lavoratori. Analogamente, viene auspicato il ripristino della disciplina del contratto di associazione in partecipazione previgente alla Legge 92/2012, con eliminazione del limite massimo di tre associati in partecipazione per ogni associante, della sanzione che comporta la trasformazione di tutti i rapporti di associazione in partecipazione in rapporti subordinati, e dei paletti che consentono la stipula di tali contratti solamente ai lavoratori con particolare professionalità e/o esperienza.