13 gennaio 2022

Rivedere le tax expenditures, riformare il calendario fiscale ed abrogare gli adempimenti inutili

Autore: Direttore Antonio Gigliotti
Cari amici,
Lo avevamo anticipato qualche giorno fa: sulla base dei dati forniti dal sito dell’Agenzia delle Entrate tra comunicazioni, versamenti, ravvedimenti, dichiarazioni, adempimenti contabili ed istanze sono stati 1849 gli adempimenti fiscali calendarizzati nel 2021.

Eppure, un mondo fiscale migliore ed a misura di contribuente sarebbe realmente possibile se il legislatore decidesse di legiferare solo dopo essersi consultato con coloro che nella vita si occupano di tributi tutti i giorni. Parliamo di commercialisti, revisori, tributaristi e consulenti del lavoro.

Già perché al Centro Studi Fiscal Focus è bastato un post su Facebook per capire che i professionisti hanno ben chiaro cosa vada fatto per sburocratizzare, semplificare e ridurre il carico dei tanti, troppi adempimenti inutili imposti ai contribuenti dal legislatore.

Basti pensare che secondo l’ultimo rapporto della Paying Taxes della Banca Mondiale, in Italia sono necessarie in media 238 ore per ottemperare agli obblighi con il fisco. Per rendere l’idea, in Borundi ne sono necessarie 232, in Ghana 226, in Kenya 180, in Malawi 169 ed in Mozambico 200. In sintesi, una impresa italiana deve dedicare sei settimane l’anno solo al pagamento delle imposte. Un mese e mezzo. Peggio di molti Paesi africani. Ma se il paragone con l’Africa può risultare facile e strumentale, non di certo lo è quello ancora più impietoso con i Paesi di economie avanzate. Infatti, per adempiere agli obblighi con il fisco in Australia servono solo 105 ore, in Canada 131, in Cina 138, in Finlandia 90, in Irlanda 82, in Svizzera 63, nel Regno Unito 114.

A tal proposito è opportuno segnalare e ribadire che il problema italiano non è solo da circoscrivere alla mole di adempimenti fiscali regolarmente calendarizzati, ma anche al fatto che i professionisti siano reiteratamente costretti ad inoltrare all’Amministrazione Finanziaria dati su dati dei contribuenti di cui la stessa Amministrazione Finanziaria è già in possesso.

Il tutto in palese violazione di quanto previsto dallo Statuto del Contribuente, che dovrebbe imporsi a legge di rango costituzionale per porre le premesse di una sempre maggiore interoperabilità delle banche dati su cui l’Amministrazione Finanziaria fa oggi affidamento.

Un secondo provvedimento alquanto pratico consisterebbe nell’attuare una vera revisione delle tax expenditures, per capire se la grandissima mole di incentivi e sgravi validi per cittadini ed imprese siano efficaci o meno sia per il contribuente che per la finanza pubblica rispetto agli obiettivi di policy per cui sono stati originariamente concepiti. E di conseguenza fare una cernita di quali sgravi ed incentivi confermare e quali definitivamente abrogare. A ciò si aggiunga una lunga lista di adempimenti che andrebbero aboliti in seduta stante. In primis, parliamo delle Lipe, del modello 770 ecc.

Nello stesso tempo, sempre ai fini della semplificazione e della sburocratizzazione, si rende necessario accorpare l’accorpabile.

Ad esempio, dovrebbe essere prevista una delega unica valida fino ad eventuale revoca che sostituisca le innumerevoli deleghe oggi richieste: cassetto fiscale, cassetto fatturazione, Agenzia delle Entrate e Riscossione, Inps, Inail, ecc.

Allo stesso tempo, dovrebbe essere compito dei comuni elaborare in maniera del tutto automatizzata il calcolo dell’IMU dei cittadini residenti sul proprio territorio.

Una ulteriore iniziativa per costruire, finalmente, un fisco a misura di contribuente (e che troverebbe larghissimo consenso) consisterebbe nella revisione del calendario fiscale.

Una revisione che sia preceduta da una norma seria e di difficile interpretazione capace di prevedere che i dichiarativi e le relative istruzioni siano resi pubblici entro e non oltre il mese di dicembre dell’anno precedente al periodo di imposta di riferimento e non più modificabili o diversamente interpretabili. Questo allo scopo di permettere al contribuente di sapere per tempo e con certezza quanto previsto dalla norma di riferimento e gli obblighi che ne conseguono, senza dovere essere costretti a rincorrere circolari esplicative a ridosso delle scadenze, se non addirittura postume.

A ciò si aggiunga che se i modelli fiscali sono pronti entro il 31 dicembre, i software delle varie agenzie e dei diversi enti debbano essere aggiornati e pronti entro e non oltre il 31 gennaio.

Inoltre, è di fondamentale importanza la creazione di un canale dedicato ai professionisti che si interfacciano con l’Agenzia delle Entrate ed i vari enti preposti all’assolvimento dei doveri tributari.
Cosi come non è più rimandabile un limite temporale massimo di 72 ore per ottenere una risposta dagli stessi enti, rispetto a comunicazioni e/o quesiti che in molte circostanze potrebbero prevedere interazioni pre-configurate attraverso apposite installazioni di risponditori automatizzati oggi esistenti grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale e resisi indispensabili in ogni grande organizzazione privata esistente.

Da ultimo, ma non meno importante, si rivela fondamentale estendere al 15 di settembre le scadenze fiscali calendarizzate ad agosto, ivi compresi i pagamenti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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