18 giugno 2022

Proroghe, proroghe, proroghe

Basta guardare la pagliuzza quando il nostro problema è la trave

Autore: Paolo Iaccarino
Più tempo per effettuare gli adempimenti, senza affanni. Questa, in estrema sintesi, la richiesta avanzata dal Presidente dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili Elbano de Nuccio nella lettera inviata al MEF e all’Agenzia delle Entrate. Tempo che, con il necessario preavviso, si trasformi in un differimento dei termini di versamento al 20 luglio 2022 delle imposte risultanti dalle dichiarazioni, ordinariamente in scadenza al 30 giugno, con l’ulteriore possibilità di versamento al 20 agosto 2022, maggiorando le somme dovute dello 0,40 per cento a titolo di interessi corrispettivo.

È bastato un comunicato stampa del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti per ricordare come uno dei principali problemi del sistema tributario domestico attiene al suo calendario fiscale, ormai impazzito. All’eccessivo numero di adempimenti, infatti, si aggiunge la sua concentrazione in pochi mesi dell’anno, causa principale degli affanni, senza fine, con i quali i commercialisti italiani hanno imparato a convivere. Scadenze continue, a volte sovrapposte, che non ammettono una seconda possibilità.

Il mese di giugno ne costituisce un’adeguata rappresentazione. Alle ordinarie scadenze in tema di imposta sul valore aggiunto, ritenute e contributi previdenziali, si aggiungono le elaborazioni IMU, quelle relative al modello 730, nonché i versamenti per il modello REDDITI. Senza contare gli adempimenti straordinari, come l’autodichiarazione sugli aiuti di Stato la quale, per nostra fortuna, è sulla via della proroga. È imminente la pubblicazione del Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate che dovrebbe fissare, secondo indiscrezioni al 30 novembre 2022, il termine per la trasmissione della prima autodichiarazione.

Per questo motivo non basta di certo una proroga a risolvere il problema. Bisogna iniziare a lavorare per un calendario fiscale davvero sostenibile, che elimini gli adempimenti inutili e improduttivi, favorisca l’esecuzione di quelli necessari, adeguatamente distribuiti lungo l’intero anno fiscale. Se vogliamo evitare di subire le scelte di altri, piuttosto che recriminare, bisogna concorrere alla progettazione del Fisco del futuro, partendo proprio dalle sue fondamenta. Basta guardare la pagliuzza quando il nostro problema è la trave.

Questo dovrebbe essere un atto dovuto da parte della politica. Il ruolo assunto e diligentemente svolto nel periodo emergenziale della pandemia dai commercialisti italiani, al fine di permettere a imprese, lavoratori e famiglie l’accesso alle molteplici possibilità di ristoro e la comprensione delle cervellotiche misure che hanno regolato i periodi di blocco dell’economia, merita uno spazio adeguato ai tavoli delle decisioni. Solo in questo modo avremo la nostra ricompensa.
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