Secondo molte ricerche si avvicina per l’Italia un momento di svolta in tema di smart working. Il lavoro da remoto ha infatti un potenziale bacino di 8 milioni di lavoratori, e dopo il Covid molte aziende iniziano a considerarlo come strumento per tagliare i costi, soprattutto quelli energetici. Il picco è stato raggiunto nel 2020,durante il lockdown, con più di6 milioni di lavoratori da casa. I risparmi economici, ambientali ed energetici sarebbero notevoli, come evidenzia l’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano, con tagli per i lavoratori tra i 1000 e i 2000 euro annui, con solo due o tre giorni di lavoro agile alla settimana, con anche città più vivibili e sostenibili. Per le aziende il risparmio in termini di spazi si aggira intorno al 30-50%, con ricadute evidenti sui costi. Un modello che, se regolamentato a dovere e a seguito di una formazione per gestirne la portata, può portare a notevoli incrementi di produttività ed efficienza, oltre che vantaggioso per la qualità della vita.
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