Il mismatch, ossia l’indice che indica la difficoltà di reperire i collaboratori ricercati dalle imprese, nel 2022 ha raggiunto il 40%, con punte persino più alte, fino al 60-70%, per le professioni tecnico scientifiche e i laureati Stem. Una percentuale che prima della pandemia non superava il 30%. A indicare un rapporto infruttuoso tra scuola e lavoro, anche il tasso di disoccupazione di luglio rilevato da Istat, risalito per i giovani al 24%, posizionando l’Italia agli ultimi posti a livello internazionale: basti pensare, per esempio, che in Germania gli under 25 senza lavoro sono il 5,6%. O ancora, come sottolinea l’Inapp, in Italia gli apprendisti sono poco più di mezzo milione, meno di duemila quelli di primo e terzo livello, e limitati a pochissime porzioni di territorio nazionale. Tra le cause della lontananza tra giovani e mondo del lavoro, oltre certamente alla crisi demografica, anche una perdita di appeal degli istituti tecnici e professionali e un allontanamento tra scuola e dimensione lavorativa. Anche in questo senso il Pnrr vuole intervenire con riforme e investimenti che rilancino i settori di rilievo degli ultimi anni, come green e digital, insieme agli Its, detentori di un tasso d’occupazione dell’80%, una semplificazione del processo di apprendistato e un ritorno all’alternanza scuola-lavoro.
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