11 febbraio 2023

Riforma fiscale: mai più evasione

Autore: Paolo Iaccarino
Rivoluzionare il rapporto fra fisco e contribuenti per creare le condizioni affinché l’evasione fiscale costituisca solo un ricorso. Senza dimenticare la grande potenzialità inespressa degli ingenti dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, la strategia del governo Meloni accantona temporaneamente l’accertamento tributario e punta con decisione sull’adempimento spontaneo.

Come anticipato poche settimane fa dal Viceministro dell’Economia e delle finanze Maurizio Leo, nelle intenzioni, la prossima legge delega in tema di riforma fiscale toccherà tutti i settori dell’ordinamento tributario, meno in ottica di controllo, più nel tentativo di ridurre il mostruoso tax gap che contraddistingue il nostro Paese. Dalle parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni l’obiettivo è quello di focalizzare le risorse a disposizione nell’interazione con i contribuenti, favorendo l’adempimento spontaneo. In altri termini eliminare l’evasione fiscale sul nascere.

Al centro dell’ipotesi di riforma il sogno di tante estati: il concordato preventivo biennale. Sulla scia della cooperative compliance applicata ai grandi contribuenti, l’esecutivo vuole introdurre un accordo preventivo fra Amministrazione finanziaria e contribuente mediante il quale determinare il conto delle imposte dovute per il biennio successivo, importo dovuto indipendentemente dal risultato effettivamente realizzato. “Tu per due anni paghi quel dovuto e se fatturi di più non mi dai nulla, in cambio non ti sottopongo a controlli”. Una sorta di green card a prova di accertamento.

Nel disegno dell’esecutivo le banche dati a disposizioni del fisco cambieranno finalità, da innesco dei controlli a strumento di pace. In questo senso, infatti, le agenzie fiscali potranno attingere all’insieme delle banche dati a propria disposizione, mai utilizzate efficacemente nelle attività di accertamento, per stimare il reddito dell’impresa e determinare le condizioni del concordato preventivo biennale da proporre al contribuente.

Cambiando prospettiva, il concordato preventivo biennale può costituire un’opportunità anche per i professionisti che assisteranno i contribuenti nella conclusione degli accordi con l’Amministrazione finanziaria.

Per gli intermediari, tuttavia, il concordato preventivo biennale, come è stato con il Superbonus e l’apposizione del visto di conformità, potrà costituire un’occasione di riqualificazione professionale, ma a condizione di non rappresentare dei semplici facilitatori nella conclusione dell’accordo. Piuttosto che “cinghia di trasmissione tra amministrazione finanziaria e contribuente”, l’intermediario dovrà ambire ad un ruolo centrale, in una sorta di nuovo visto di conformità, per essere chiamato ad avallare l’accordo, forte dei propri titoli e delle proprie insostituibili competenze.
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