L'Ilva è un'azienda strategica, che non può chiudere. E che deve operare nel rigoroso rispetto dell'Aia e, quindi, dell'ambiente e della salute pubblica. Il Governo è preoccupato dopo il sequestro dei beni della famiglia Riva, che mette a rischio la continuità aziendale. E, insieme alle istituzioni locali, conferma "l'impegno, nell'ambito delle proprie competenze, affinchè l'attività dell'Ilva, nel quadro di una rigorosa attuazione dell'Aia, si svolga nel massimo rispetto dell'ambiente e della tutela della salute". Intanto, Riva Fire ricorre contro il provvedimento firmato dal Tribunale di Taranto.
La riunione tenuta presso il ministero dello Sviluppo economico ha consentito di acquisire ulteriori informazioni sulla situazione aziendale. Ma non sblocca la situazione. Presieduta dal ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha visto la partecipazione del ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, il sottosegretario Claudio De Vincenti, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, oltre che il presidente di Ilva, Bruno Ferrante, e l'amministratore delegato Enrico Bondi.
"L'Italia non può permettersi di non avere una presenza nel settore dell'acciaio che va difeso e tutelato, e non sto parlando solo di Ilva", dice il ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. Questo settore, aggiunge, "è assolutamente strategico, non solo per i posti di lavoro ma per quello che rappresenta per l'economia italiana".
Nel corso dell'incontro che si è tenuto al Mse sull'Ilva "ho avuto la certezza dell'impegno del governo che non si fermerà la bonifica", assicura il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, uscendo dal vertice del ministero. Al nuovo esecutivo, prosegue Stefano, "ho chiesto la garanzia per il salario dei lavoratori del mese di giugno. Il ministro Zanonato ha condiviso la preoccupazione e la necessità di garantire" le famiglie che dipendono dall'azienda. Nell'incontro che si terrà oggi a palazzo Chigi "avremo la certezza che il salario sarà garantito".
Netta la posizione del presidente della Puglia, Nichi Vendola. "Finchè le vicende penali dei Riva e quelle industriali dell'Ilva sono così mescolate si corre il rischio di uno schianto", dice, prima di tornare a chiedere il commissariamento per l'azienda. "A questo punto della storia bisogna guardare la norma del decreto legge salva Ilva che prevede, di fronte all'inadempienza della proprietà, l'istituto dell'amministrazione straordinaria".
La città di Taranto, prosegue Vendola, attende un segnale: "l'estromissione dei Riva". Bisogna scongiurare a tutti i costi la chiusura dell'azienda perchè "sarebbe l'inizio di un effetto domino terribile per Taranto, per la Puglia, per l'Italia, per l'industria siderurgica". La salvaguardia dell'azienda, ricorda Vendola, "è condizionata alle bonifiche e alla restituzione della possibilità di esercitare con pienezza il diritto alla salute e alla vita" da parte degli abitanti di Taranto".
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