Mentre il via libera della commissione Lavoro di Montecitorio sul contratto a tutele crescenti costa al governo la spaccatura della maggioranza, si riaccende lo scontro tra sindacati ed esecutivo su un altro dei decreti attuativi del Jobs Act, quello che istituisce l'Agenzia unica ispettiva sul lavoro con cui accorpare i servizi del ministero, di Inps e di Inail. Il tutto mentre domani è in programma l'incontro dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con le parti sociali per la presentazione del decreto con cui il governo metterà mano alla 'giungla' delle tipologie contrattuali e al precariato.
L'esecutivo, infatti, secondo una bozza circolata in serata, avrebbe sancito l'avvio dell'Agenzia unica dal 1 gennaio 2016 per "razionalizzare e semplificare" l'attività di vigilanza in materia di lavoro. Una scelta che porterebbe a casa risparmi per oltre 25 milioni di euro: 18 dal risparmio che si otterrebbe dai canoni di locazione; oltre 6 milioni dalle spese per utenze e rifiuti e 850 mila euro dalle spese per manutenzione. Resterebbero perciò solo 19 sedi. La creazione dell'Agenzia, prevederebbe anche la soppressione di 85 uffici, su tutto il territorio nazionale, di Direzioni interregionali e territoriali del lavoro.
Snello anche l'organico: non più di 6mila persone in forza alla nuova struttura di cui 1000 in arrivo da quegli 85 dipartimenti soppressi dal decreto. Circa 1748 lavoratori invece saranno 'travasati' "anche "in soprannumero", all'Inps, Inail o alle Prefetture.
Una doccia gelata, questa, per i sindacati che si attendevano una convocazione e che già in mattinata avevano tuonato contro la possibilità che "di soppiatto" il governo intendesse portare il decreto al varo del Cdm già il prossimo 20 febbraio.
“Sull’agenzia unica delle attività ispettive non tollereremo alcun blitz del Governo. Vogliamo una riforma condivisa con i lavoratori. Senza confronto la nostra reazione sarà durissima”, avevano alzato la voce le federazioni del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil che rivendicavano il confronto promesso dal governo annunciando "già da ora lo stato di agitazione dei lavoratori di Inps, Inail e Ministero del Lavoro".
Per i sindacati, secondo cui il decreto sarebbe "una toppa peggiore del buco", serve "un riordino serio, non l’ennesimo pasticcio fatto in fretta e male, che per altro destrutturerebbe irrimediabilmente il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e danneggerebbe il funzionamento dei servizi ispettivi di Inps e Inail". Il decreto , dicono ancora, infatti, "spalancherebbe le porte al caos organizzativo: servizi a rischio, gravi iniquità per i lavoratori degli enti coinvolti e nessuna certezza sulle attività da svolgere, sulle retribuzioni e sulla formazione del personale”.
Domani, intanto, nuovo round al ministero del lavoro con Giuliano Poletti e le parti sociali. Al centro il decreto sulle tipologie contrattuali (slitta invece quello sugli ammortizzatori sociali) che oggi è stato al centro di un 'pre-vertice' tra tecnici del dicastero di via Veneto. Ma seppure Poletti abbia rassicurato in questi giorni sulla volontà del governo di fare guerra al precariato e il premier Renzi abbia twittato l'intenzione di tagliare drasticamente le finte collaborazioni, Cgil Cisl e Uil arrivano all'incontro senza illusioni.
"Speriamo che questa volta siano abilitati a parlare e a decidere, che sia un confronto vero dove si esaminano scelte e si discuta sui provvedimenti ", dicono ad una sola voce Cgil, Cisl e Uil memori dell'ultimo 'vertice' a palazzo Biagi in cui il governo non presentò neppure un documento. All'incontro d'altra parte parteciperà solo il leader Uil, Carmelo Barbagallo.
Assenti il segretario generale Cisl, Anna Maria Furlan che 'delegherà' il segretario confederale Gigi Petteni, e il leader Cgil, Susanna Camusso alle prese con il direttivo della Confederazione di Corso Italia che dovrà decidere come dare continuità alle mobilitazioni contro il Jobs Act e impostare la Conferenza organizzativa del sindacato. Al suo posto il segretario confederale, Serena Sorrentino .
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