19 gennaio 2015
19 gennaio 2015

17:00 - Italicum, Renzi alla minoranza: "No a un partito nel partito". Ma in 30 pronti a votare contro capilista bloccati

Un "momento chiave" per "uscire dalla palude". Matteo Renzi, ai senatori del Pd riuniti a palazzo madama sulla legge elettorale, ha messo subito le cose in chiaro. "Sono 8 anni che si parla di legge elettorale senza decidere", ha spiegato il premier sottolineando che "ora è il momento di decidere". Renzi ha spiegato che non ci sono alternative all'Italicum 2.0, si è detto pronto a discutere ancora per "evitare "rotture" ma dicendo "no ai ricatti". Per questo, il segretario del Pd ha aggiornato l'assemblea a domani alle 12 con un conseguente slittamento dell'avvio del voto in aula al Senato. Renzi non ha evitato di affrontare la minoranza interna che in queste ore sta dando battaglia sulla legge elettorale: "Sono ingiuste e generose le critiche" all'Italicum della minoranze le cui richieste su soglie, liste bloccate e alternanza "sono state accolte". Renzi ha aggiunto rivolgendosi a Gotor e compagni: "Non si può usare un gruppo minoritario come un partito nel partito". Il premier ha argomentato: "Parliamone ancora se serve, ma dobbiamo e possiamo chiudere la discussione in 48 ore", altrimenti "c'è il Consultellum.

Appena messo piede in Senato per l'assemblea, Renzi ha incontrato Miguel Gotor. "Ecco il mio nemico preferito", ha detto il premier con il sorriso sulle labbra stringendo la mano all'esponente della minoranza che ha firmato l'emendamento sui capilista che sta tenendo sulle corde il governo.

"Io preferirei essere il preferito di Renzi e non il nemico preferito, perché in politica esistono solo gli avversari non i nemici", ha commentato poi Gotor.

"Vedremo quello che dirà Renzi, ma se mai non avremmo nessuna difficoltà a votare l'emendamento", aveva detto Gotor prima di entrare all'assemblea. Il senatore 'dem' si riferisce all'emendamento alla legge elettorale sui capilista che porta come prima firma la sua.

"Noi diciamo di no ad un Parlamento fatto a maggioranza di nominati, siamo una trentina di deputati del Pd ma poi in aula si vedrà se ci saranno altri a sostenere l'emendamento -spiega l'esponente della minoranza Pd -. E' inconcepibile che la maggioranza dei deputati sia nominato da 3/4 persone. Renzi ha concesso tutto a tutti, il diritto veto a FI, a Ncd il 3%, al M5s tra la vendita di un tappeto e un altro ha prospettato qualcosa, ignora solo un terzo dei senatori del Pd. Renzi ha fatto il giro delle sette Chiese e non si è fermato alla parrocchia del Pd di cui dovrebbe essere il curato".

La legge elettorale è un tema "del quale parliamo da anni anche in Parlamento. La Camera ha votato un testo che è arrivato al Senato notevolmente migliorato, un miglioramento su cui tutti concordiamo", spiega poi il presidente del partito Luigi Zanda. E' una settimana, quella che si apre, in cui il Pd "ha la possibilità di confermare di essere l'asse su cui si regge il sistema politico italiano".

Zanda ha ammesso che "ci sono questioni ancora aperte, anche con emendamenti presentati da senatori Pd che propongono differenze non sulla scelta della formula ma sulla quantità in cui si declina". Il capogruppo ha sottolineato, come posizione personale, di essere "convinto che dobbiamo cercare fino all'ultimo nano secondo l'unità del gruppo".

Da un punto di vista di tecnica parlamentare, il presidente dei senatori Pd ha assicurato che "terremo botta contro chi usa gli strumenti parlamentari con l'unico obiettivo di allungare i tempi. L'obiettivo è di terminare i nostri lavori prima dell'elezione del Presidente della Repubblica" anche perché dopo l'elezione il Parlamento sarà impegnato in adempimenti relativi al nuovo Capo dello Stato e "per riprendere i lavori ordinari passerà del tempo".
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