Non sono rare, in ambito fiscale, ipotesi di simulazioni contrattuali reali o anche solo presunte, che rientrano in una logica finalizzata ad un illegittimo risparmio d'imposta, tanto che in questi casi si parla di simulazione tributaria.
Per esempio, può accadere che il Fisco lamenti una simulazione di un contratto di mandato che celerebbe, in realtà, un contratto di locazione, in quanto, dal punto di vista della tassazione, il mandato, rispetto alla locazione, prevede un trattamento fiscale migliore ai fini Iva.
In questo caso, l'onere della prova incombe sull'amministrazione finanziaria, la quale deve dimostrare che il comportamento delle parti e/o le condizioni generali del rapporto giuridico (durata, onerosità o gratuità, parti coinvolte, clausole risolutive o sospensive) disvelino un rapporto diverso da quello di "facciata". Dall'altra parte il contribuente dovrà fornire argomentazioni utili ai fini difensivi, sottolineando fatti, comportamenti e documenti atti a dimostrare che il comportamento della società sia stato conforme allo schema negoziale contestato. Occorrerà poi analizzare gli elementi motivazionali posti a fondamento dell'asserita simulazione, confutandone le risultanze e la fondatezza.
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