Con il deterioramento del settore bancario irlandese, "nel novembre 2010 è scoppiata una nuova ondata di turbolenze sul mercato. I rischi sovrani si sono intensificati di nuovo nei paesi periferici della zona euro, espandendosi ad altri paesi, inclusi Belgio e Italia". E' quanto afferma il Fondo monetario internazionale nel Regional Economic Outlook sull'Europa, sottolineando però che il rischio di un contagio "sull'economia reale è rimasto ampiamente confinato ai paesi colpiti" dalla crisi: Irlanda, Grecia e Portogallo.
"I differenziali dei titoli di Stato sono saliti a livelli significativamente elevati rispetto a quelli registrati durante le turbolenze di maggio 2010" si legge nel documento, spiegando che "questi sviluppi sollevano ulteriori preoccupazioni sulla capacità dei governi periferici di sostenere il settore bancario ancora debole, allo stesso tempo pesando sui bilanci delle banche che detengono significative quote di titoli di Stato".
Per l'Fmi "questo ciclo avverso" nelle aree periferiche "ha minacciato di danneggiare in modo significativo i mercati". "Le pressioni sono diventate sempre maggiori in Irlanda ed hanno portato le autorità ad intraprendere un piano di aggiustamento sostenuto dall'Ue e dall'Fmi", si legge, ricordando che anche il Portogallo ha chiesto un piano di salvataggio internazionale.
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