Il Superbonus rimane al centro del dibattito politico italiano. Con lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito del 16 febbraio scorso, l’obiettivo del Governo era sgonfiare la bolla di crediti fiscali incagliati, arrivata ai 16-19 miliardi complessivi. Il decreto, infatti, mira anche a recuperare fondamentali risorse per le casse statali, utili alla prossima manovra, erose dal bonus che avrebbe continuato a generare 3 miliardi di crediti al mese, come riportato dalla stessa premier Meloni. D’altro canto, però, è divenuto necessario reperire tra i 24 e i 25 miliardi di liquidità, per evitare il fallimento di 25mila imprese italiane, il blocco definitivo di 90mila cantieri e la perdita di 130mila posti di lavoro, conseguenze proprio dello stop a sconto e cessioni. Per risolvere questo nodo, il Governo ha così incontrato i rappresentanti di Abi, Cdp e Sace, insieme ai rappresentanti di imprese e costruzioni, Ance, Confindustria, Confapi e Alleanza delle Cooperative italiane, per avviare un tavolo tecnico che punta a individuare norme transitorie, per fornire soluzioni nel passaggio dal regime antecedente al decreto legge a quello attuale, tenendo conto della situazione delle imprese di piccole dimensioni e di quelle che operano nelle zone di ricostruzione post-sisma. Tra le ipotesi avanzate, si fa strada quella della compensazione tramite F24 presentati in banca, mentre il Governo avrebbe accantonato l’ipotesi della cartolarizzazione dei crediti fiscali per il Superbonus.
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