Oggi Istat ufficializza l’indice dei prezzi al consumo che si utilizza per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto. Sulla base del 9,637% rilevato a novembre, è possibile stimare una rivalutazione del Tfr vicina al 10%. Uno degli incrementi più consistenti, storicamente, quantomeno dalla metà degli anni Ottanta, oltre che una diretta conseguenza della forte spinta inflazionistica verificatasi l’anno scorso. La rivalutazione si calcola aggiungendo, a una quota fissa pari all’1,5% annuo, una quota variabile agganciata, appunto, all’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati e determina in particolare in misura pari al 75% della differenza tra il valore di tale indice al 31 dicembre e il corrispondente dell’anno precedente. Il coefficiente del 2021, da applicare sul montante accumulato a fine 2020, pur superando di molto quello degli anni precedenti raramente sopra il 2%, è pari al 4,35%: una differenza notevole, insomma, con quello previsto per quest’anno.
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