14 marzo 2024

Dall’UE il via definitivo alle “case green”

Oltre alle nuove abitazioni a emissioni zero, l’Europarlamento ha stabilito requisiti stringenti per tutte le altre entro 26 anni. Addio anche alle caldaie a gas

Autore: Germano Longo
Una stima di massima parla di circa 500mila edifici pubblici e 5milioni privati che secondo il “Codacons” saranno toccati dalla direttiva sulle case green approvata dal Parlamento UE in via definitiva, manovra ritenuta necessaria e non più rinviabile per ridurre del 40% il consumo energetico e del 36% delle emissioni di CO2. L’accordo dovrà essere confermato dai governi nazionali per essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore 20 giorni dopo: agli Stati membri sono concessi due anni per adeguarsi alla direttiva e presentare all’UE un piano nazionale di ristrutturazione in cui illustrare nel dettaglio le tappe per raggiungere gli obiettivi fissati dalla normativa.

Nel dibattito che ha preceduto la votazione, la commissaria per l’Energia Kadri Simson, aveva ricordato che “gli immobili sono grandi consumatori di energia e non possiamo affrontare le sfide climatiche e le dipendenze sulle forniture energetiche senza affrontare il problema immobiliare. L’accordo raggiunto è un buon equilibrio ambizioso tra flessibilità e fattibilità che garantisce le misure necessarie per promuovere la prestazione energetica degli edifici peggiori senza obbligare i singoli proprietari a ristrutturare”.

Accantonata la proposta iniziale delle classi energetiche armonizzate, per le abitazioni si è scelto un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e tra il 20 e il 22% nei cinque anni successivi. La direttiva ha un solo vincolo stringente: la maggior parte delle ristrutturazioni dovranno riguardare il 43% degli immobili su cui sono accertate le peggiori performance energetiche: nel caso dell’Italia 5,5 milioni di edifici sui 12,5 residenziali. Dal 2030, tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, data estesa al 2028 per quelli pubblici. Gli Stati avranno tempo fino al 2040 per lasciarsi alle spalle le caldaie a combustibili fossili, con la fine dei sussidi e agevolazioni fiscali entro il 2025.

L’obbligo progressivo dei pannelli solari – dal 2023 al 2026 - sarà limitato ai nuovi edifici pubblici, mentre è richiesto ad ogni paese membro di attuare strategie, politiche e misure per dotare di impianti solari gli edifici residenziali.

In pratica, “le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa: in totale, il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato”, commenta il Codacons.

Una riqualificazione energetica che significa mettere mano a una cifra compresa fra 35 e 60mila euro ad abitazione, e questo senza contare – sempre secondo il Codacons - i lavori di riqualificazione come cappotto termico, infissi, caldaie e pannelli solari, che hanno costi diversi a seconda dei materiali e dell’ubicazione degli edifici. “Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro. Per una nuova caldaia a condensazione, considerando un’abitazione di 100 mq, la spesa è compresa tra 3 e 8mila euro, mentre per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6 e 16mila euro in base all’impianto, così come un sistema fotovoltaico da 3 kW, dal costo che oscilla tra 7.500 e10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli. Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’UE determinerebbero un costo complessivo medio tra i 35mila e i 60mila euro considerando una abitazione di 100 mq, e potrebbero nel medio termine potrebbero avere potenziali ripercussioni pesanti sul mercato immobiliare, con una del 40% del valore degli immobili privi di riqualificazione”.

Secondo le stime della Commissione UE saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui entro il 2030 per riadattare i consumi energetici del parco immobiliare: 152 miliardi all’anno in più rispetto alle risorse attuali. Al momento non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi membri potranno fare ricorso al Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.
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