24 novembre 2021

Divario tra offerta e domanda di lavoro: aumento del salario minimo

Autore: Luciana Giampà
L’aumento del salario minimo risulta essere una necessità non soltanto negli Stati Uniti ma anche in Europa. Nel mese di ottobre gli stipendi aumentano e, al contempo, la disoccupazione ritorna al 4,6%, assestandosi ai livelli pre-pandemia e sfiorando il minimo storico pari al 3,5% del mese di gennaio 2020.

In riferimento alla società americana, Enrico Moretti, docente di economia del lavoro a Berkley, ha evidenziato che bisogna tener conto delle statistiche della disoccupazione. Nel periodo post-pandemia, la società americana ha subito dei profondi cambiamenti. I sussidi, infatti, che sono quasi terminati, non hanno incentivato il ritorno al lavoro ma hanno provocato l’effetto contrario. Al contempo, si registra un calo della partecipazione al lavoro tra i 25 e i 55 anni, la quale dall’83% scende al 77%. Tale diminuzione, tra gli anziani, è ancora più marcata.

I problemi nell’assunzione sono correlati alla velocità della ripresa e al mancato funzionamento di un immediato ritorno a pieno regime. Infatti, è alquanto strano che, nel corso di una ripresa economica, si verifichi così presto il mismatch ossia la condizione di disequilibrio tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Ciò dovrebbe avvenire nel momento in cui l’occupazione è ai massimi livelli.

Tale scenario e le relative problematiche non si presentano soltanto in America ma anche in Europa. In Germania, per esempio, si stanno cercando delle soluzioni preventive, con l’aumento del salario minimo del 25% e il miglioramento del collocamento. Anche in Francia si registra un incremento del 2,2% del salario minimo nel mese di ottobre ed è in programma un ulteriore rialzo nel mese di gennaio.

In Italia, invece, come ben risaputo, il salario minimo non esiste poiché si fa riferimento alla contrattazione, la quale da una parte rappresenta una garanzia per quanto concerne gli aspetti extra-economici, tra cui welfare pensioni, ferie, benefit. D’altra parte rende più complicato l’aumento dei salari. In merito, è intervenuta Tania Scacchetti, segretario confederale Cgil con delega alla contrattualistica, la quale ha sottolineato che se le trattative fossero più rapide si eviterebbero molte difficoltà. Inoltre, ha ribadito l’impegno dei sindacati per garantire a quanti più lavoratori la tutela dei contratti collettivi. Un esempio per tutti è Just Eat, che nella logistica ha regolarizzato i suoi rider.

Il vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, evidenzia quanto al momento sia complicato aumentare il salario minimo poiché le aziende mettono a disposizione dei lavoratori tutte le risorse disponibili ma è necessario che cresca anche la produttività. Tuttavia, non nasconde la volontà del governo di stanziare 8-10 miliardi al taglio del cuneo. I fondi del Pnrr possono avere un ruolo cruciale nell’adeguamento del sistema di formazione alle richieste del mondo produttivo, affianco alla collaborazione tra le imprese e le strutture pubbliche per la formazione dei dipendenti.

In Italia, l’aumento dei salari inizierà tra il 2023-24 e tale crescita, come nel resto dell’area euro, non supererà l’1,4%. La storia ci insegna che all’aumento delle fasce basse salariali non consegue quello delle fasce più alte. Le proposte di aumento del salario minimo, contrattuale o legale, non avrà delle conseguenze significative sui costi.

Il direttore per il lavoro dell’Ocse, Stefano Scarpetta, evidenzia come, oltre al titolo di studio, è necessario fornire ai lavoratori una formazione per permettergli di accedere ai nuovi posti disponibili.

A tale opportunità potrebbero partecipare anche coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza. In merito è intervenuta la sociologa Chiara Saraceno, responsabile della commissione per la revisione di tale misura. Il 9 novembre sono state consegnate dieci proposte di modifica al reddito, la quale durante la pandemia è stata una misura di sostegno indispensabile per le numerose famiglie in difficoltà. Inoltre, si devono incentivare le politiche attive del lavoro ma il governo sembra non recepire l’utilità di tale proposte per cui si rischia che il Rdc diventi un’opportunità sprecata.
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