Gli indicatori qualitativi più recenti confermano un quadro congiunturale globale caratterizzato da incertezza, con rischi di estensione del rallentamento industriale anche al settore dei servizi.
In Italia è proseguita la fase di crescita lieve dei livelli complessivi di attività economica.
Contesto internazionale
Nelle ultime settimane, è proseguita la fase di indebolimento della congiuntura internazionale legata al persistere di fattori negativi quali i conflitti tariffari, la Brexit, le turbolenze geopolitiche, la decelerazione delle maggiori economie asiatiche e la contrazione dell’industria manifatturiera in Germania.
Gli indicatori qualitativi più recenti non prospettano un’imminente ripresa dell’attività economica globale ed è aumentato il rischio che il rallentamento, circoscritto al comparto manifatturiero, si possa diffondere anche al settore dei servizi.
Scambi mondiali
Il calo degli investimenti e la decelerazione della produzione industriale si sono trasmessi tra i diversi paesi attraverso il canale del commercio internazionale, penalizzando in particolare le economie con ampia base manifatturiera e più integrate nelle catene globali del valore. Nel complesso, gli scambi mondiali di merci in volume, in base ai più recenti dati del Central Planning Bureau, hanno registrato nei primi otto mesi del 2019 una variazione tendenziale negativa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-0,4%).
Politiche monetarie
Le basse dinamiche inflazionistiche hanno favorito politiche monetarie di intonazione espansiva nei principali paesi avanzati la cui efficacia, in un contesto di basse aspettative d’inflazione e di pessimismo delle imprese, è rimasta per ora limitata.
A fine ottobre, la Federal Reserve, come atteso, ha annunciato la terza riduzione dell’anno dei tassi sui Fed Funds di 25 punti base, portando il corridoio di oscillazione all’1,50%- 1,75% dal precedente 1,75%-2%.
La Bce ha mantenuto invariati i tassi di policy, sottolineando però che questi ultimi rimarranno a livelli pari o inferiori a quelli attuali fino a quando l’inflazione non si avvicinerà al target del 2%.
Dati macroeconomici
Sul fronte dei dati macroeconomici, la stima advance del Pil Usa in T3, sebbene superiore alle attese, ha mostrato una marginale decelerazione congiunturale rispetto al trimestre precedente (0,47% da 0,50%). Nel dettaglio, si è confermata la frenata degli investimenti fissi non residenziali e il ruolo centrale dei consumi per la tenuta del ciclo americano.
Tra luglio e settembre, invece, la dinamica economica nell'area dell’euro, in base alla lettura preliminare, ha mostrato una stabilizzazione su livelli di crescita modesti: il Pil è aumentato dello 0,2% congiunturale come nel precedente trimestre. A livello nazionale, il Pil francese e quello spagnolo hanno mantenuto una dinamica congiunturale costante rispetto al trimestre precedente, crescendo rispettivamente dello 0,3% e dello 0,4%.
Nell’area euro, il mercato del lavoro ha continuato a mostrare una buona tenuta, con un tasso di disoccupazione che a settembre si è collocato ancora ai minimi dal 2008 (7,5%).
A ottobre, il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro si è stabilizzato sui valori medi del mese precedente (1,10 dollari per euro) e le quotazioni del Brent, dopo il rialzo di settembre dovuto a fattori temporanei, sono diminuite nuovamente, toccando il valore medio di 59,6 dollari al barile (62,8 a settembre). Il mercato petrolifero ha continuato a risentire della debole domanda mondiale e l’espansione dell’offerta americana ha compensato la riduzione della produzione per motivi geopolitici in paesi come il Venezuela e l’Iran, contribuendo a mantenere bassi i listini.
Nello stesso mese, gli indicatori qualitativi hanno nuovamente dato indicazioni di debolezza congiunturale per l’area dell’euro. L’indice €-coin è diminuito (0,13 da 0,16 in settembre), proseguendo la tendenza in atto da dodici mesi. L’andamento dell’indicatore ha risentito ancora una volta della decelerazione dell’attività manifatturiera e del deterioramento della fiducia delle imprese del settore. Anche, l’Economic sentiment indicator (ESI) della Commissione europea ha registrato un’ulteriore calo diffuso a tutti i settori con l’eccezione di quello delle costruzioni. Nel dettaglio nazionale, il sentiment è migliorato marginalmente in Italia (+0,1) mentre è diminuito bruscamente in Spagna (−3,0) e, in misura minore, in Germania (−0,2) e in Francia (-0,1).