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Nato babbano

Autore: Ester Annetta
Chi ha letto o conosce Harry Potter sa che col termine “nato babbano” viene indicato un “mezzosangue”, cioè una persona con abilità magiche nata da genitori non magici (umani o, appunto, “babbani”). L’espressione viene perlopiù utilizzata in senso dispregiativo, proprio ad indicare tale presunta impurità di sangue. Un’etichetta discriminatoria, dunque, che tuttavia, come in tutte le fiabe che si rispettano, può essere rimossa ove si dimostrino adeguate capacità e valore.

È il pensiero che mi è balenato in mente di fronte alle polemiche che, in questi giorni, hanno accompagnato le gesta di Jannik Sinner, almeno finché la straordinaria vittoria che è riuscito a far guadagnare alla squadra italiana in Coppa Davis non ha rimosso l’etichetta di “non italiano” che ostinatamente gli era stata impressa.

Per ordine: Jannik è nato a San Candido che, sebbene sia quasi più noto col nome tedesco Innichen, è comunque un comune italiano. Da uno nato lì e cresciuto tra i monti e la neve ci si sarebbe aspettato che venisse su più un campione di sci o d’altri sport invernali; ma, in quanto “nato babbano”, anche di questa scontata etichetta il giovane talento si è smarcato, divenendo invece una promessa del tennis.

È cresciuto a Sesto, comune anch’esso italianissimo, del Trentino, al confine col Veneto; e magari ha trascorso lunghi periodi in Val Fiscalina, nel rifugio gestito dai suoi genitori. Ma, pure lì, sempre Italia è.

Probabilmente avrà avuto nonni austriaci, quando ancora la Storia non aveva riassegnato all’Italia territori che non le appartenevano, benché geograficamente li ricomprendesse; non ha colori né fisionomia tipicamente italici; e ha modi talmente garbati – anche quando perde! - che raramente si riscontrano in altri campioni sportivi italiani. Del resto lui stesso non rinnega le sue radici tirolesi, e, tuttavia conosce l’inno di Mameli meglio di tanti suoi coetanei che ostentano il tricolore.

Insomma, è innegabilmente italiano. Fa perciò sorridere la polemica che è montata attorno a tale questione; ma al tempo stesso preoccupa, ove vi si voglia vedere in controluce un pensiero sottilmente razzista, né più né meno analogo a quello che, con più evidenza, sottostava alle critiche mosse da quanti faticavano a riconoscere passaporto italiano a Balotelli, alla Egonu, a Jacobs. In quei casi c’era tra l’altro l’aggravante del colore della pelle!

Ma c’è di più: ad osservare la questione da un’altra prospettiva, si deve forse riconoscere a Jannik un vantaggio ulteriore, che è quello di rappresentare, per suo merito o suo malgrado - è anche questa una questione di punti di vista – il simbolo di un raccordo perfetto tra culture, tradizioni e lingue che poco più di cinquant’anni fa erano davvero espressioni di una discriminazione anche etnica tra chi italiano lo era da sempre e chi se l’era visto imporre.

Il giovane campione, difatti, incarna il risultato di un lungo e sapiente lavoro di integrazione che, a partire dal secondo dopoguerra e grazie all’impegno di menti illuminate – come De Gasperi – è andato nella direzione di favorire l’appartenenza italiana ad un territorio, l’Alto Adige, al quale, tuttavia, non è stato impedito di continuare a mantenere anche quella originaria e, dunque, la sua cultura e la sua lingua. Si sono così create una amalgama e una pacifica convivenza che sono divenute nel tempo un modello concreto e autentico di soluzione di conflitti etnici.
Per Jannik non è stata necessaria alcuna forzatura, nessun escamotage (come invece ricordano i casi di tanti calciatori stranieri nei cui alberi genealogici si è andato a scavare alla ricerca, reale o fittizia, di antenati italiani, pur di legittimarne l’appartenenza alle squadre nazionali): lui è autenticamente italiano – e, comunque si dica, l’ha dimostrato inequivocabilmente e fieramente in occasione dei suoi successi - com’è altrettanto autenticamente tirolese.

E questa sua doppia e naturale appartenenza, al giorno d’oggi, in questo preciso momento in cui continuano a combattersi sanguinose guerre etniche, è davvero un grande bellezza.

La magia di un nato babbano.
 © FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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