26 ottobre 2019

Nessun guardi

Autore: Ester Annetta

L’hanno chiamata – a buon ragione – “la partita invisibile” e, in effetti, se non fosse stato per le scarne dichiarazioni e le brevi immagini condivise dai pochi, privilegiati e speciali, spettatori ammessi, si sarebbe potuto dubitare persino che sia stata disputata.

Lo sorso 15 ottobre Corea del Nord e Corea del Sud si sono infatti sfidate in uno stadio completamente vuoto - il "Kim Il-sung” di Pyeongyang - nel derby calcistico valido per la qualificazione ai prossimi Mondiali di Qatar 2022.

Una strana beffa del sorteggio ha fatto sì che, nelle qualificazioni asiatiche, i due paesi – (tecnicamente ancora in guerra tra loro, poiché l’armistizio di Panmunjom firmato nel 1953 è rimasto, di fatto, soltanto un "cessate il fuoco”, dal momento che non è mai stato seguito da un trattato di pace) finissero nello stesso raggruppamento e fossero perciò costretti a condividere lo stesso prato, proprio in un momento in cui gli equilibri tra il dittatore Kim Jong-un e Donald Trump risultano alquanto ballerini.

Non accadeva da circa trent’anni, esattamente dal 1990, quando le due squadre si scontrarono nello stesso stadio in un’amichevole - denominata "Reunification match"- vinta 2-1 dalla Corea del Nord.
Successivamente, quando si trattò di disputare gli incontri per le qualificazioni al Mondiale 2010, la partita tra le due Coree si giocò invece in campo neutro, a Shangai, perché la Corea del Nord non aveva permesso alla squadra del Sud di suonare l'inno sul proprio territorio.

Stavolta, almeno su quest’ultimo punto la contesa è stata evitata: le nuove regole della Fifa
impongono che l’inno nazionale delle squadre in campo debba essere obbligatoriamente trasmesso in filodiffusione e, dunque, i “nordisti” hanno dovuto accettare – obtorto collo – di far risuonare le note dell’inno "sudista" nel loro stadio.

Tutto il resto, però, ha un che di grottesco e, al tempo stesso, di rocambolesco: anzitutto, i giocatori della Corea del Sud, anziché percorrere più semplicemente e comodamente in pullman il viaggio di appena 195 chilometri da Seoul a Pyongyang, sono dovuti salire a bordo di un aereo diretto a Pechino, ottenere il visto sul passaporto dall'ambasciata nordcoreana in Cina e, solo dopo, proseguire con un altro aereo alla volta di Pyongyang.

Come se non bastasse, è stato inoltre loro vivamente consigliato (per non dire imposto) di non indossare alcun indumento contrassegnato dal logo Nike e di non portare al seguito alcuna apparecchiatura (computer o smartphone) marchiata Apple che, pertanto, hanno dovuto lasciare in custodia presso l'ambasciata sudcoreana in Cina.
Poi, quello stadio da cinquantamila posti desolatamente vuoto: a Pyongyang si è infatti deciso di tenere fuori tutti, dai giornalisti stranieri fino ai tifosi avversari, e di vietare la diretta, per impedire che, in caso di sconfitta della Corea del Nord, potessero circolare immagini “sconvenienti”!

Persino alla conferenza stampa tenutasi il giorno precedente all’incontro sono stati ammessi soltanto cinque giornalisti nordcoreani e due membri della Kfa (la Fedeazione sudcoreana), i quali sono dovuti tornare al loro hotel per avere la connessione Internet e poter così inviare un rapporto alla Federazione.

In pratica, l’unico modo per poter seguire la partita è rimasto quello di affidarsi agli aggiornamenti sui social o al collegamento col sito Fifa o Afc (Asian Football Confederation), che, però, è riuscito a fornire soltanto notizie su gol, sostituzioni e cartellini ma nessun commento in diretta.

Un clima pesantissimo, insomma, che ha significativamente messo a disagio tutti, indistintamente, i calciatori: il difensore del Nord, Lee Jae-ik, pare sia persino arrivato a dichiarare in un'intervista: "Onestamente non penso tanto al risultato, la mia priorità è quella di tornare vivo da Pyongyang".
La stessa partita, infine (che tra l’altro ha visto schierato in campo il nuovo acquisto della Juventus, il ventunenne Han Kwang-song, punta della Corea del Nord), ha avuto un esito neutrale, quasi “diplomatico”, verrebbe da dire, come se una mano – anch’essa invisibile – avesse mosso i fili dell’opportunità, lasciando pacificate le aspettative delle due squadre in campo.

Grazie alle reti rimaste inviolate, la Corea del Nord tramite il Ministero dell'Unificazione sudcoreano ha fatto dunque sapere che “premierà” la squadra di Seul con un dvd contenente tutte le immagini della partita!
L’incontro di ritorno sarà disputato il prossimo 4 giugno 2020.

C’è da aspettarsi qualcosa di diverso? Una condotta meno “stravagante” e biasimevole?

È una speranza, perché almeno il prossimo match non sia anch’esso un’occasione mancata per poter tracciare una linea di distensione – almeno sportiva – tra le due Coree, richiamando l’antico valore dei giochi sportivi che già dalle loro origini, ai tempi di Olimpia, sono sempre stati lo strumento ed il simbolo della tregua tra opposti contendenti.

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