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Il panorama normativo italiano si è recentemente arricchito di nuove disposizioni anti-elusione fiscale, volte a contrastare pratiche che, pur formalmente rispettose della legge, mirano ad evitare illegittimamente il pagamento dei tributi. Queste misure, se da un lato possono rendere necessarie alcune azioni di adeguamento alle imprese, dall'altro offrono anche l'opportunità di migliorare la compliance fiscale e rafforzare la reputazione aziendale, posizionandosi in modo competitivo e trasparente nel contesto nazionale e internazionale.
Gli aggiornamenti sulle esenzioni IVA per cessioni intracomunitarie dopo la Direttiva 2018/1910/UE rappresentano un esempio concreto di come anche l'Unione Europea stia affrontando questa sfida adottando misure che non solo mirano alla semplificazione amministrativa ma anche al rafforzamento delle difese contro le pratiche elusorie.
Il panorama normativo in materia di anti-elusione fiscale negli ultimi anni ha subito un’importante trasformazione. Questo cambiamento è stato spinto da una crescente necessità di affrontare le pratiche aggressive di pianificazione fiscale che, sebbene tecnicamente legali, permettono alle aziende di minimizzare in modo indebito il proprio carico tributario, erodendo le basi imponibili degli Stati e compromettendo la corretta allocazione delle risorse fiscali.
In questo contesto, l'Unione Europea ha assunto un ruolo di primo piano con l'introduzione della Direttiva ATAD (Anti Tax Avoidance Directive) nel 2016. Questa Direttiva è stata un chiaro segnale dell'impegno dell'Unione Europea a promuovere principi di equità e trasparenza fiscale, ponendo rigide misure contro l'erosione della base imponibile e il trasferimento artificioso di utili, tecniche spesso utilizzate dalle multinazionali per ridurre il proprio carico fiscale.
L'Italia, come altri Stati membri, ha recepito la Direttiva ATAD con il Decreto Legislativo 29 novembre 2018, n. 142, integrando e rinforzando la propria normativa anti-elusione con un insieme di disposizioni nazionali (pdf) volte a contrastare efficacemente le strategie aggressive di pianificazione fiscale. Tra le misure introdotte, si annoverano la limitazione degli interessi deducibili, la regola generale contro l'abuso del diritto e l'introduzione di norme contro il trasferimento di residenza fiscale in giurisdizioni a bassa tassazione.
Oltre all'adozione della ATAD, si è registrata una intensa attività di contrasto e lotta all’evasione fiscale con un impatto significativo sul Tax Gap. Basti pensare che nel 2023, l'Agenzia delle Entrate e l'Agenzia delle Entrate-Riscossione hanno ottenuto un nuovo record nel recupero dell'evasione fiscale, con 24,7 miliardi di euro rientrati nelle casse dello Stato, riscontrando +22% rispetto al 2022, la cifra più alta mai registrata.
Inoltre, l'Agenzia delle Entrate ha ridotto le spese del bilancio dello Stato di 7,6 miliardi di euro attraverso analisi di rischio e controlli antifrode, individuando crediti fittizi, indebite compensazioni e rimborsi dell'IVA non dovuti.
L'Agenzia delle Entrate ha anche adottato misure specifiche per per contrastare le pratiche delle partite IVA "Apri e Chiudi", l'Agenzia ha revocato circa 2.300 registrazioni di imprese e che sfruttavano questa pratica per eludere le imposte.
L'insieme di queste azioni rientra in un contesto più ampio di rafforzamento della legislazione fiscale e di intensificazione degli sforzi a livello nazionale ed europeo per assicurare che tutte le entità contribuiscano equamente alla fiscalità, nel rispetto dei principi di equità, trasparenza e giustizia fiscale.
Le normative anti-elusione hanno implicazioni importanti per le imprese italiane. In primo luogo, le aziende sono chiamate ad un'attenta revisione e supervisione delle proprie politiche e strategie fiscali, con l'obiettivo di adeguarle ai principi di sostanza economica e di tassazione effettiva. La mancata conformità alle nuove disposizioni può esporre le imprese a rischi fiscali significativi, come rettifiche da accertamento e l'applicazione di sanzioni amministrative anche particolarmente severe.
In secondo luogo, le imprese devono mettere in atto adeguati processi di compliance interna per poter documentare in modo corretto le operazioni e i trasferimenti interaziendali, evidenziandone la reale validità dal punto di vista gestionale e commerciale. Le normative anti-elusione impongono quindi una maggiore attenzione alla compliance fiscale, imponendo dunque un maggior impiego di risorse su questa attività.
Inoltre, le normative specifiche (proprio perché mirate a colpire quelle strategie di pianificazione fiscale che mirano a ridurre artificialmente il carico fiscale) influenzano la struttura stessa e le operazioni delle imprese (con particolare attenzione verso le aziende che effettuano operazioni transnazionali). Il Regolamento UE 2016/1164 del Consiglio del 12 luglio 2016 stabilisce che i modelli di business dovrebbero essere strutturati in modo tale da riflettere la creazione di valore all'interno di ogni stato membro.
Le imprese, quindi, necessitano una revisione delle strategie fiscali per conformarsi alle normative.
In questo contesto, quindi, diventa sempre più importante, poter fare affidamento sulla consulenza di esperti in ambito fiscale e tributario, in modo da interpretare in modo corretto le norme e adottare strategie fiscali sostenibili nel lungo periodo.
Per adeguarsi alle vigenti normative anti-elusione, le imprese devono adottare un approccio strutturato e orientato alla compliance, come ad esempio:
Agire in modo proattivo su questi aspetti consente alle imprese di prevenire contenziosi, ridurre il rischio fiscale e operare in un contesto di maggiore collaborazione, trasparenza e fiducia nei confronti dell'Agenzia delle Entrate e degli altri stakeholder.
Alla luce di quanto presentato, diventa essenziale per le imprese avvalersi di strumenti e tecnologie adeguate per rafforzare la compliance fiscale e gestire in modo efficace i nuovi adempimenti introdotti dalle normative anti-elusione: