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Il piano del Recovery plan del governo Draghi è stato quasi ultimato ma rimane da risolvere la questione delle risorse per la proroga del Superbonus e della governance. Nella giornata odierna il piano sarà presentato al Consiglio dei Ministri per una prima valutazione e nel fine settimana saranno specificati i dettagli. Nelle giornate di lunedì e martedì il piano sarà espsoto alle Camere per l’approvazione, in modo da poterlo inviare alla Commissione europea entro il 30 aprile, data della scadenza.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella riunione di stamattina con i capidelegazione della maggioranza e i ministri competenti, ha assicurato il rispetto dei tempi per l’invio del Recovery, ma per risolvere la questione del superbonus c’è bisogno di tempo. Dalle tabelle in circolazione si evince che i fondi a disposizione sono solo 18 miliardi: 10,26 miliardi sono stati già stanziati e 8,25 miliardi utilizzati per il fondo extra Recovery, anche se si prevede che la cifra non permetterebbe la proroga della misura fino al 2023.
Il 19 maggio 2020 è stata introdotta con il decreto legge “Rilancio” n.34 il Superbonus, misura di incentivazione che punta a rendere più sicure le nostre abitazioni. Il meccanismo prevede che gli interventi possano essere svolti anche a costo zero per il cittadino. Il Superbonus si suddivide in due tipologie di interventi: il Super Ecobonus che agevola i lavori di efficientamento energetico e il Super Sismabonus incentiva quelli di adeguamento antisismico. La legge di bilancio ha prorogato la misura al 30 giugno 2022 per le singole case e al 31 dicembre 2022 per i lavori riguardanti gli edifici condominiali. Il Movimento 5 Stelle chiede di aumentare la detrazione al 110% fino alla fine del 2023 e di includere tutte le tipologie di edifici.
Il Vice Presidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco, Emanuele Orsini, afferma che la proroga è indispensabile considerando la partenza in ritardo del Superbonus a causa delle complessità amministrative, inoltre, il mancato prolungamento potrebbe danneggiare gravemente il settore delle costruzioni, pilastro dell’economia. Infine, Orsini, lamenta le notevoli risorse destinate ad Alitalia e invita il governo a sostenere il settore dell’industria, l’unico che ha reagito alla crisi economica e in grado di sostenere il Paese.
Nel piano definito dal governo, saranno stanziati 221,5 miliardi di euro in investimenti che potrebbero permettere una crescita media del Pil dell’1,4% nel quadriennio 2022-2026, rispetto al 2015-2019, con un impatto del 3% rispetto allo scenario di base del 2026. Un’altra questione da risolvere è la governance, i dettagli dovrebbero essere presentati nelle prossime settimane con un decreto. Il Piano sarà diretto dal premier Draghi che collaborerà con tutta la squadra di governo.
Al ministero di Economia e Finanza spettano i compiti di monitoraggio, rendicontazione e trasparenza e sarà l’unico tramite con la Commissione europea, mentre i ministeri e gli enti locali si dovranno occupare della realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati e la gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse. Oltre ai 191,5 miliardi di euro finanziati con il Recovery Fund europeo, nella nuova stesura del piano, saranno stanziati altri 30,04 miliardi di euro del Fondo complementare nazionale finanziato in deficit con lo scostamento di bilancio approvato dal Parlamento. Il fondo extra finanzierà i progetti che saranno esclusi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), i quali avranno scadenze più lunghe e non dovranno sottostare all’obbligo di rendicontazione dell’Ue.
La struttura è composta da sei missioni e 16 componenti e il fondo è così distribuito: