12 luglio 2021

Turismo spaziale, il futuro del business dei viaggi

Un’era ufficialmente iniziata ieri, con il lancio di Richard Branson, e che promette di diventare un business turistico nel giro di pochi anni. Ci credono in tanti, grandi e no

Autore: Antonio Gigliotti
Sir Richard Branson ce l’ha fatta: alle 17:41 di ieri, dopo essere partito dallo spazioplano della “Virgin Galactic” in New Mexico, è rientrato sulla Terra sano, salvo e felice, trasformato nel primo turista spaziale della storia.

Il 20 luglio, tra 8 giorni, sarà il turno di Jeff Bezos, “mister Amazon”, che sta facendo i bagagli per partire a bordo della “New Shepard”, la navetta costruita dalla sua azienda aerospaziale, la “Blue Origin”. Al palo, al momento, resta solo Elon Musk, il vulcanico papà di “Tesla” e “Space X”, che non sembra interessato all’idea di passeggiare fra le stelle.

Per la maggior parte dell’opinione pubblica non è altro che una gara fra miliardari annoiati, il capriccio che supera ogni altro desiderio possibile, riservato a pochi eletti, dai conti correnti che trasudano zeri. Ma non è affatto così secondo lo “Space Tourism Global Market, un dettagliato report che ha analizzato dal punto di vista economico un settore del turismo capace nel 2020, quando il mondo si è fermato, di macinare un giro d’affari pari a 651 milioni di dollari, ma soprattutto con la previsione che entro il 2027 cresca fino a raggiungere 1,7 miliardi di dollari, con un tasso annuo del +152%. Una vera e propria industria globale che si appresta ad aggiungersi come alternativa concreta alle vacanze all-inclusive di villaggi, campeggi e appartamenti. La fetta maggiore sarà rappresentata proprio il turismo suborbitale, che non supera i 100 km di altitudine dal livello del mare, da cui si attende la fetta maggiore (+15, 6%), che ha la Cina egli Stati Uniti in pole position, con previsioni di guadagni che parlano rispettivamente di 401,6 e 175,3 milioni di dollari entro il 2027. La nuova proposta turistica al momento sembra avere più appeal in mercati come il Giappone, il Canada e la Germania, con crescita del tasso annuo pari a 11, 13,2 e 11,9%.

Una democratizzazione del cosmo e delle sue infinite possibilità commerciali che in realtà non si limita al circolo dei tre miliardari (Bezos, Musk e Branson), ma è il core business di una selva di starup, aziende e colossi come la Airbus e la Boeing, che guardano allo spazio come una possibilità concreta. Accanto ai “big” le idee innovative di “Space Perspective”, l’ultima arrivata, startup londinese che sta studiando la “Spaceship Neptune”, una mongolfiera pressurizzata che porterà nello spazio i turisti per viaggi di sei ore, o ancora la “Orbital Assembly Corp”, che ha in mente di costruire entro il 2027 la “Voyage Station”, una stazione spaziale con bar e ristoranti capace di ospitare 400 persone. Una stazione spaziale privata a scopo ricettivo e scientifico, la prima, è anche il progetto della “Axiom Space”, per finire con la “Space Adventures”, la più antica azienda turistica spaziale, nata nel 1998 e oggi concentrata nello sviluppo di due spazioporti commerciali, uno negli Emirati Arabi Uniti e l’altro a Singapore.
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