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Già nel 2011, con un disegno di legge costituzionale (disegno di legge S. 2852) era stata avanzata la proposta di abolire l’esame di Stato per l’abilitazione professionale all’esercizio delle professioni regolamentate dal D.P.R. 328/2001, ossia quelle ordinistiche.
Si sarebbe trattato, evidentemente di modificare l’art. 33 della Costituzione che, al quinto comma, prevede espressamente: “E` prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.”
La proposta non aveva però incontrato il favore di diversi Ordini di professionisti e si era resa bersaglio di numerosi attacchi e contestazioni, sino ad arenarsi.
Il tema è ora tornato d’attualità, sulla scia degli interventi fissati dal Decreto Cura Italia che, lo scorso marzo, per far fronte all’emergenza Covid 19, ha consentito agli studenti di medicina appena laureati di schierarsi subito in prima linea nei reparti ospedalieri senza passare dall’esame di Stato.
Il provvedimento ha avuto un peso notevole nella formulazione della proposta del ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, che vorrebbe ora estendere l’automatica abilitazione professionale a chiunque si laurei in Odontoiatria, Farmacia, Veterinaria e Psicologia, oltre che in Medicina.
Il testo del relativo disegno di legge è già stato esaminato nel corso del pre-consiglio dei Ministri dello scorso 5 ottobre e figura in cima ai 22 collegati alla Legge di Bilancio delineati con la Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF, documento che va presentato ogni anno entro il 27 settembre) che ha superato pochi giorni fa il vaglio delle Camere, chiamate a valutarne, in via prioritaria, gli aspetti economici implicati.
Il DDL in questione, “in materia di titoli universitari abilitanti” (detto anche DDL “lauree abilitanti”), aggira, in un certo senso, l’”ostacolo” posto dalla norma costituzionale - che, come visto, prescrive l’esame di abilitazione professionale - in quanto formalmente non intende eliminarlo bensì farlo coincidere con l’esame di laurea. Ciò comporterebbe, dunque, che le relative commissioni dovrebbero essere formate anche da rappresentanti dell’ordine professionale coinvolto.
Il primo obiettivo della riforma proposta è esplicitato nella relazione che l’accompagna, e consiste nel consentire “una più diretta, immediata ed efficace collocazione dei giovani nel mercato del lavoro”; il suo scopo primario è quello di “dare una risposta concreta alle esigenze sanitarie, culturali, economiche, produttive e sociali del Paese”.
L’intervento proposto dal disegno di legge si attuerebbe in tre momenti, descritti nei cinque articoli di cui si compone il testo: