Nata per iniziativa del CUP (Comitato Unitario delle Professioni) e della RPT (Rete Professioni Tecniche) e aperta a tutte le altre organizzazioni professionali e alle loro Casse di previdenza, l’ ”
Alleanza Professionisti per l’Italia” è scesa in campo per presentare il suo programma di contributi alla ripresa della Nazione, delineando e supportando proposte che, puntando sull’inclusività, la modernizzazione, l’efficienza e l’innovazione, possano generare servizi di qualità per le comunità e per i cittadini.
Obiettivi che sono stati tracciati nel documento “
Professionisti per l’Italia: idee per la modernizzazione del Paese”, che l’Alleanza ha presentato lo scorso 21 febbraio durante l’incontro tenutosi a Roma, presso il Centro Congressi Piazza di Spagna.
Il documento – che ha come destinatario il Presidente della Repubblica - è stato elaborato mediante la sintesi delle molte proposte emerse dal dibattito tenutosi lo scorso 2 febbraio 2018 presso l’Università degli Studi Link Campus University di Roma, cui hanno partecipato circa 200 delegati - in rappresentanza di tutti i Consigli e Collegi Nazionali delle professioni e delle Casse Previdenziali – che si sono confrontati su dieci differenti temi attraverso il metodo OST (Open Space Technology).
La presentazione del documento si è tradotta in un’occasione per sensibilizzare le istituzioni e le forze politiche sul contributo che le professioni possono offrire alla crescita ed all’occupazione, consapevoli della loro capacità di tracciare linee d’azione efficaci e di elaborare interventi chiari e definiti in ambiti idonei ad innescare meccanismi di ripresa e modernizzazione.
Detti ambiti riguardano, anzitutto, la protezione sociale ed il sostegno nei confronti delle fasce deboli della popolazione, attraverso l’ampliamento degli aiuti e dell’assistenza delle persone in condizione di difficoltà (disabili, non abbienti, etc), nonché gli incentivi alle assunzioni, realizzabili mediante sgravi fiscali e contributivi e un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale; infine, la razionalizzare la spesa pubblica, con l’individuazione di settori strategici di intervento pubblico e privato.
Il documento non ha voluto assumere alcuna connotazione politica né contenere rivendicazioni per i professionisti, ma si è declinato come una sorta di vademecum di idee concrete e sostenibili che, per il tramite del Presidente della Repubblica, cui è destinato, possano infine giungere ai politici che saranno chiamati a guidare il Paese all’esito delle prossime elezioni.
Gli obiettivi, sintetizzati in undici punti, sono stati così illustrati:
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Garantire la salute e il benessere dei cittadini, uniformando quanto più possibile l’erogazione dei servizi e delle prestazioni per tutte le fasce della popolazione e assicurandone l’accesso in tempi brevi. Ampliando, inoltre, le forme di assistenza dirette, in particolare, ai soggetti colpiti da disabilità gravi, alle famiglie in condizioni di povertà, agli anziani e agli immigrati in difficoltà;
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Combattere la lentezza della giustizia, rendendola perciò più efficiente, anche ricorrendo ad alcuni istituti – quali la mediazione - che, seppur già presenti nell’ordinamento, non vengono opportunamente adoperati e valgono, invece, a semplificare l’attuale azione giudiziaria e a ridurne i tempi;
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Offrire più servizi pubblici di qualità, ampliando la sussidiarietà fra Stato e professionisti codificata dalla Legge 81/2017 (c.d. Jobs act del lavoro autonomo), avendo ben presente che la funzione sussidiaria delle professioni ordinistiche non va intesa come la sostituzione di soggetti privati all’azione pubblica, ma come azione di supporto allo Stato e di recupero di efficienza della pubblica amministrazione. Queste alcune delle possibili modalità: l’attribuzione alle professioni legali e al notariato di attività amministrative attualmente in capo al giudice; la verifica da parte dei consulenti del lavoro della compliance giuslavoristica negli appalti pubblici; i controlli delle professioni tecniche sulle opere e i servizi di pubblica utilità. E, ancora, la semplificazione del fisco, con interventi in tema di antiriciclaggio, di istituzione di premialità per l’adozione della fattura elettronica, di rispetto dello Statuto del contribuente;
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Allargare la base occupazionale, incentivare il lavoro, rafforzare i sistemi di previdenza per i lavoratori: l’Italia ha un tasso occupazionale (61,6%) molto al di sotto della media degli altri Paesi europei e mostra l’immagine di un mercato incapace di offrire opportunità di crescita, soprattutto alle giovani generazioni, che vanno invece sostenute, valorizzandone le competenze professionali, creando strumenti che rendano più competitivo il lavoro, incentivando l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro attraverso sgravi fiscali e contributivi per le imprese e l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale nel caso del lavoro dipendente;
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Attuare un nuovo ciclo degli investimenti per una crescita equa, inclusiva e sostenibile, cui deve aggiungersi un processo di razionalizzazione della spesa pubblica, che elimini gli sprechi e si orienti verso investimenti che possano migliorare la qualità della vita, aumentare il rispetto del territorio e dell’ambiente, creare nuova e migliore occupazione, al sostegno di chi si trova, o rischia di trovarsi, in condizioni di marginalità economica e sociale;
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Attuare la rivoluzione digitale per il Paese, mettendolo al passo degli altri paesi europei: efficientare dunque l’accesso alla linea Internet su tutto il territorio e con costi uniformi; rendere inoltre disponibile a cittadini, istituzioni, imprese e professionisti il patrimonio di dati di cui dispone la P.a. sotto forma di ‘Open Data’, superando gli ostacoli di tipo tecnico, normativo, ma anche le resistenze politiche;
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Realizzare una formazione di qualità: la formazione iniziale dovrebbe essere caratterizzata da percorsi formativi meglio identificati e soprattutto frutto di progettazione condivisa con il sistema economico. Le imprese e gli studi professionali possono, in tal senso, diventare organizzazioni educative in grado di offrire, per quanto possibile, una combinazione di lavoro, apprendimento, ricerca e progettazione che può generare elevato valore aggiunto;
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Valorizzare e tutelare il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale per nuovi percorsi di crescita, investendo maggiormente sull’attività delle diverse figure professionali che si occupano, a diverso titolo, di tutelare e valorizzare le diverse forme di capitale naturale e culturale di cui il Paese dispone e favorendo la integrazione e coprogettazione tra le stesse. Anche in tale ambito è peraltro necessario che la formazione sia continua, perché i professionisti che operano in tali ambiti siano costantemente informati e aggiornati sull’evoluzione delle politiche, delle tecnologie e delle normative ambientali, paesaggistiche, forestali ed agroalimentari. Ed occorre anche qui, dunque, avviare un processo di digitalizzazione delle informazioni e di promozione di certificazioni di qualità che facilitino anche il dialogo tra istituzioni, professionisti e cittadini;
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Rigenerare le città, curare le periferie urbane, valorizzare e tutelare il patrimonio edilizio per una migliore qualità della vita;
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Predisporre interventi finalizzati alla gestione del rischio e della sicurezza ed alla tutela della salute, quanto mai necessari in un Paese in cui il rischio di calamità naturali è elevato e dove, tuttavia, si è portati a lavorare sulle emergenze, mancando un sistema di gestione integrata del rischio, la cultura manutentiva ed una vera e propria educazione alla sicurezza;
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Modernizzare la rappresentanza degli interessi, rendere più efficiente ed efficace il ruolo degli Ordini professionali: essi, sebbene nello specifico rappresentino l’interesse della categoria d’appartenenza, vanno visti come portatori di interessi diffusi, che giovano dunque a tutta la Società. In tale ottica sono portatori di competenze specifiche, che possono essere utilizzate nei diversi campi in cui il Paese ha in programma di progettare nuovi interventi e di generare più efficienza. A questo scopo è dunque essenziale che mantengano lo status giuridico di ‘enti pubblici’ e che si pensi ad una riorganizzazione del sistema ordinistico con strutture integrate che conducano alla individuazione di un soggetto unitario di rappresentanza. Inoltre, attraverso il recente riconoscimento del principio di sussidiarietà tra Stato e professionisti, al sistema ordinistico è assegnata la responsabilità di coadiuvare la pubblica amministrazione, senza aggravi di costo per lo Stato, ad erogare servizi rapidi e di maggiore qualità in una prospettiva di recupero di efficienza della struttura pubblica. È essenziale, dunque, che alla normativa in materia di sussidiarietà venga data rapida e completa attuazione, individuando ed estendendo le pratiche più qualificate.