1 febbraio 2018

Risparmiometro: la “proverbiale” trovata del fisco

Autore: ESTER ANNETTA

Se è vero che “fatta la legge trovato l’inganno”, è altrettanto vero che il Fisco “ne sa una più del diavolo!”: i furbetti che speravano di dormire sonni tranquilli mantenendo intonso il proprio conto corrente ed utilizzando per le proprie spese unicamente il guadagno reperito altrimenti - con un secondo lavoro in nero o altre entrate costanti non dichiarate - dovranno ora fare i conti con una nuova misura: il risparmiometro, che sembrerebbe reinterpretare in maniera del tutto nuova – ed a vantaggio non certo del risparmiatore – l’altro noto proverbio “più spendi meno spendi”.
Già, perché se quelli che il contribuente spende non sono i ricavi delle sue entrate note al fisco (come lo stipendio) e, dunque, il suo conto corrente rimane pressoché intonso, poiché di fatto utilizza altri guadagni (evidentemente non noti al Fisco) ecco scattare il controllo: il Fisco andrà ad indagare su quali altre disponibilità egli abbia per poter sostenere spese (e per tali si intendono anche soltanto quelle ordinarie: utenze, tasse scolastiche, spesa alimentare, assicurazioni automobilistiche, ecc.) non rapportabile a quanto le sue entrate note gli consentirebbero di poter mantenere sul conto corrente.
Nella sostanza la nuova misura consiste nell’impiego di un algoritmo messo a punto dall’Agenzia delle Entrate che permetterà di mettere a confronto con il reddito dichiarato dal contribuente tutti dati dell'archivio rapporti finanziari e tutte le altre voci come conti correnti, conti deposito e titoli, obbligazioni, conti deposito a risparmio libero o vincolato, rapporto fiduciario, gestione collettiva del risparmio, buoni fruttiferi, ma anche estratti conto di carte di credito, prodotti finanziari emessi dalle assicurazioni, compravendita frequente di oro o altri metalli preziosi.
Un nuovo misuratore, dunque, che come tutti gli altri coniati dal Fisco col suffisso “–metro” (reddito-metro, speso-metro…..) sembra lanciare un altro monito al contribuente: “tanto va la gatta al lardo….” : insomma se il contribuente risparmia troppo rispetto allo stipendio medio o alle entrate dichiarate, se fa troppi movimenti sul conto o, al contrario, non ne fa alcuno e lascia la giacenza intatta nel lungo termine, è sintomo che possono esserci degli incrementi del suo reddito non giustificati. L’incoerenza riscontrata sarà interpretata come sintomatica di un rischio fiscale e lascerà dunque scattare l’accertamento.
Si può perciò considerare una sorta di rovescio del redditometro, perché, mentre questo controlla le spese incompatibili con lo stipendio, il Risparmiometro, al contrario, va a verificare quanto non è stato speso (e, dunque, è stato risparmiato) poiché anch’esso è indice di ricchezza sospetta.
Per ora si tratta di una sperimentazione che verrà attuata a partire dal 2018 sulle persone fisiche; dal prossimo anno interesserà anche le Società.
L'Agenzia delle Entrate ha già fatto ricorso a tale strumento sui contribuenti per l'anno di imposta 2013. Ora toccherà all'anno di imposta 2014.
Lo scopo è quello di stilare delle “liste selettive” di contribuenti a rischio evasione fiscale e comporterà come estrema conseguenza l’applicazione della tassazione oltre quanto dichiarato – e che andrà a colpire i depositi bancari - sulla base di una presunzione di reddito ulteriore.
Presunzione che, tuttavia, non sarà assoluta ma relativa, dovendo essere consentito al contribuente di fornire la dimostrazione della provenienza “lecita” dei suoi maggiori redditi (es.: somme ricevute per donazione, eredità, vincite al gioco, ecc.).
Ciò lascia perciò un certo margine di manovra a quegli stessi furbetti che, in qualche maniera, avranno l’ardire di ingegnarsi nel trovare giustificativi inattaccabili: del resto si sa che spesso “il diavolo (il Fisco, in questo caso), fa le pentole ma non i coperchi” e, dunque, una possibile scappatoia verrà individuata, almeno fino al prossimo “-metro”!

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