8 febbraio 2018

Welfare aziendale: in Italia vale più di 21 miliardi

Autore: ANTONIO GIAMPAOLO
“Solo il 17,9% degli occupati sa esattamente cos'è. Per il 58,7% meglio le prestazioni di welfare degli aumenti retributivi. Favorevoli soprattutto i dirigenti, i laureati e gli occupati con redditi elevati, meno consenso tra operai e lavoratori con stipendi bassi, alle prese con una «fame» arretrata di reddito (+178% di famiglie operaie in povertà assoluta tra il 2008 e il 2016). I servizi più richiesti? Polizze sanitarie e previdenza integrativa”, sono questi i dati diffusi, attraverso il comunicato stampa del 24 gennaio 2018, dal primo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale.

Il welfare aziendale non è altro che l'insieme dei benefit inseriti, dal datore di lavoro, all’interno del contratto di lavoro, volti a migliorare la qualità della vita del prestatore di lavoro e di tutta la sua famiglia, attraverso una serie di benefici che possono avere natura monetaria ma anche consistere nella fornitura di determinati servizi.

Non tutti hanno una conoscenza precisa di cosa sia realmente questo strumento. Infatti, solo il 17,9% dei lavoratori italiani sa cosa sia veramente il welfare aziendale, mentre il 58,5% ne ha una blanda conoscenza e il 23,6% non sa proprio di cosa si tratti. Chi non sa cosa sia, di conseguenza, non può essere favorevole. Viceversa chi ne ha piena conoscenza, come il 74,4% dei lavoratori, è assolutamente favorevole; chi lo conosce meno, il 43,3% di essi, non si dice favorevole.

Stando al predetto rapporto, 6 lavoratori su 10 preferiscono il welfare aziendale, piuttosto che un eventuale aumento della retribuzione.

Pertanto, il 58,7% dei lavoratori è favorevole al welfare aziendale, il 23,5% è contrario, mentre il 17,8% non ha nulla da commentare in merito. Favorevoli sono soprattutto i dirigenti e i quadri con il 73,6%; lavoratori con figli piccoli con il 68,2%; troviamo poi i laureati con il 63,5% e infine, con il 62,2%, i lavoratori con redditi medio-alti.

Sfavorevoli al welfare sono, indubbiamente, i lavoratori con redditi prevalentemente bassi: operai (41,3%) e impiegati (36,5%). Quest’ultimi preferiscono di gran lunga un aumento retributivo ai benefit derivanti da questo sistema.

A dare una svolta al welfare aziendale in Italia, incentivandone la crescita, è stata la Legge di Bilancio 2016, che ha introdotto la detassazione per spese inerenti visite specialistiche, abbonamenti a quotidiani, acquisto di biglietti per spettacoli e abbonamenti per corsi sportivi.
Dall'indagine svolta è scaturito che i servizi più ambiti sono:
  • servizi relativi alla sanità richiesti dal il 52,8% dei lavoratori;
  • servizi relativi alla previdenza integrativa dal 33,3% dei lavoratori;
  • servizi relativi ai buoni pasto e la mensa aziendale dal 31,5% dei lavoratori;
  • servizi relativi al trasporto da casa al lavoro, come ad esempio l'abbonamento per i trasporti pubblici, dal 23,9% dei lavoratori;
  • servizi relativi a buoni di acquisto e convenzioni con i negozi per il 21,3% dei lavoratori;
  • servizi relativi ad asilo nido, centri vacanze e rimborsi per le spese scolastiche dei figli dal 20,5% dei lavoratori.

Emerge chiaramente che i benefici inerenti i servizi per sanità e previdenza sono quelli cui, i lavoratori, aspirano maggiormente, a discapito di un eventuale aumento di retribuzione. Viceversa, i lavoratori che all’interno del proprio nucleo familiare hanno la presenza di un figlio minore di 3 anni, guardano con maggiore interesse i servizi inerenti l’infanzia: asili nido, rimborsi per tasse scolastiche, campus e centri vacanze.

Questi servizi, stando al rapporto, sono richiesti dal 24,6% delle famiglie con minori di 3 anni.

Dall’analisi fatta si può evincere che il 47,7% dei lavoratori si dice favorevole al welfare aziendale, sostenendo che può migliorare il clima all’interno dell’azienda. Il 16,8% si dice favorevole perché può portare a migliorare la produttività dei lavoratori.

Dunque, il miglioramento del clima aziendale è il motivo per il quale anche i lavoratori si dicono favorevoli all’introduzione del welfare aziendale, con un occhio di riguardo ai servizi dedicati alla conciliazione vita-lavoro. Cosa che raggiunge il massimo dei consensi soprattutto tra il personale dirigente rispetto ai lavoratori con redditi più bassi.

Quanto detto non deve essere inteso nel senso che il welfare aziendale debba sostituire un eventuale aumento retributivo altrimenti, nel tempo, si tenderà ad avvantaggiare i soggetti con redditi alti, a discapito di quelli con redditi inferiori.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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