7 aprile 2015

Commercialisti ed economia: il sondaggio FNC

Autore: Redazione Fiscal Focus
Commercialisti ed economia - L’economia italiana vista con gli occhi dei commercialisti ha davanti un percorso ancora molto difficile. La Fondazione nazionale della categoria ha infatti svolto un sondaggio sulla politica economica del governo dalla quale è emerso che la ripresa sta incontrando molte difficoltà a farsi percepire e che per le piccole imprese e il mondo del lavoro autonomo la preoccupazione è ancora alta. A commento dei dati proposti è intervenuto il numero uno dell’ente di ricerca della categoria, Giorgio Sganga, sottolineando che per i commercialisti “assistono in maniera continuativa oltre 3 milioni di piccole e medie imprese, la cui attività dipende prevalentemente dal mercato interno. In Italia, il 95% delle aziende ha meno di 9 addetti, occupa il 47% di addetti totali e genera il 31% del valore aggiunto complessivo. Si tratta di una base produttiva significativa ed essenziale per lo sviluppo del Paese e che, in questo momento, come emerge in modo netta dal nostro sondaggio, opera in condizioni molto difficili, sia per la crisi del mercato sia per la mole eccessiva di adempimenti amministrativi e fiscali. I Commercialisti sono al fianco delle PMI e lo fanno con grandi sacrifici economici, nella considerazione che gli adempimenti aumentano senza un pari riconoscimento economico. Al Paese servono sburocratizzazione, agevolazioni per il credito bancario e un rafforzamento delle misure fiscali per le imprese. Crediamo sia utile ampliare provvedimenti come quelli che hanno riguardato l’Irap e rivedere provvedimenti come la ‘Garanzia giovani’, per renderli più aderenti alle concrete esigenze dei destinatari”.

La politica economica del governo – In riferimento alla politica economica condotta dal governo tra il febbraio dello scorso anno e la medesima mensilità dell’anno in corso, i giudizi espressi dal campione intervistato dalla Fondazione sono stati contrastanti. Nello specifico, è stato negativo il saldo tra i giudizi relativi all’efficacia del bonus Irpef (33,8% inefficace contro 23,8% efficace), mentre è risultato positivo quello relativo al taglio Irap (19,9% inefficace contro 45,6% efficace). Stessa tendenza positiva ha riguardato i giudizi inerenti al nuovo contratto a tempo determinato (19,4% inefficace contro 38,4% efficace) e quelli relativi al nuovo contratto di apprendistato (19,2% inefficace contro 31,6% efficace). Risultano invece negativi i giudizi circa la Garanzia giovani (31,1% inefficace contro 23,6% efficace) e il rafforzamento ACE (26,1% inefficace contro 21% efficace). Il saldo relativo ai giudizi sugli incentivi per le reti di imprese innovative è apparso timidamente positivo (25% inefficaci contro 28,5% efficaci) e leggermente più alto per il rafforzamento del fondo centrale di garanzia per le Pmi (20,8% inefficace contro 33,2% efficace). Positivo in a maniera soddisfacente il saldo tra i giudizi relativi alla riduzione del costo dell’energia per le Pmi (17,6% inefficace contro 48,9% efficace). Ancora col segno meno il saldo tra i giudizi relativi ai minibond e alle altre misure per la finanza di impresa contenute nel Decreto “Destinazione Italia” (34,6% inefficace contro 15,3% efficace). Per quel che concerne infine il giudizio complessivo sulla politica economica del governo, “l’85% del campione non ritiene sufficienti gli interventi adottati per il rilancio dell’economia italiana a fronte di un 8% che invece ritiene tale politica in grado di rilanciare l’economia e portarla su un sentiero di crescita più sostenuto già a partire dal 2015”.

Il Jobs Act – Intervistati sul Jobs Act, i commercialisti hanno espresso pareri positivi, anche se in generale l’efficacia concreta delle misure è influenzata dalla congiuntura economica. Il 50,5% degli intervistati ritiene che la Pmi valutino con interesse il nuovo contratto però nutrono ancora dubbi in merito alla modifica dei rispettivi piani di assunzione per effetto della crisi della domanda; per il 12,1% invece le Pmi stanno valutando con grande interesse il nuovo contratto e stanno provvedendo a modificare i propri piani di assunzione. Il 33,3% dei commercialisti campionati ritiene che le Pmi non considerino determinante il nuovo contratto nella valutazione del piano assunzioni 2015. A ciò si aggiunge poi il 24,3% del campione che considera che il nuovo contratto in questi primi mesi dell’anno sia stato utilizzato al 100% per le stabilizzazioni, il 39,1% ritiene che ci siano il 20% di nuove assunzioni e l’80% di stabilizzazioni, mentre il 13,4% ritiene che vi siano il 40% di nuove assunzioni e il 60% di stabilizzazioni.
Ripresa e ostacoli – Sulla questione della ripresa è stato chiesto agli intervistati di indicare, a loro parere, i principali ostacoli. Al primo posto è stata indicata l’inefficienza della pubblica amministrazione (32,4%), poi l’assetto istituzionale e di governo del paese (20,9%), la corruzione tra pubblico e privato (14,8%) e le rigidità del sistema bancario (11,9%). Ostacoli irrilevanti sono stati considerati l’arretratezza del sistema giudiziario (3,5%) e l’evasione fiscale (2,9%).

Il punto del presidente – I dati esposti dal sondaggio sono stati presentati al numero uno della categoria, il presidente del Cndcec Gerardo Longobardi che ha quindi fatto il punto sui risultati. “La nostra professione è quotidianamente al fianco delle imprese italiane, di cui conosce, interpreta e guida progetti e ambizioni di crescita e periodi di sofferenza. I dati che emergono dal sondaggio vanno letti con attenzione, perché provengono da un osservatorio privilegiato. Pur essendo per certi versi in chiaroscuro, essi sottolineano come sui territori la ripresa stenti ancora ad essere pienamente percepita. Nonostante scelte innegabilmente positive in ambito economico per i commercialisti il Governo deve ancora individuare una chiara direzione di marcia nel campo della semplificazione amministrativa e fiscale. Emblematico, in tal senso, è il grave ritardo accumulato sulla delega fiscale e il deleterio rinvio delle norme sull’abuso del diritto, che imprese italiane e straniere, unitamente ai loro consulenti, aspettano da tempo per avere un quadro di regole finalmente chiaro e stabile e quindi più incentivante per gli investimenti. Il nostro auspicio è che proprio sulla delega si concretizzi nelle prossime settimane l’accelerazione promessa dal Governo. Noi ci speriamo”, ha concluso il presidente.
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