8 ottobre 2018

Fisco malato di semplificazione

A cura del Direttore Antonio Gigliotti

Cari amici,
come sempre con l’approssimarsi della fine dell’anno sono tante le notizie che si rincorrono e tante le novità da affrontare, in vista dell’ennesima manovra. Una fine dell’anno, quella del 2018, che resterà nella memoria – e non certo in senso positivo – mia e di tanti colleghi, come ho avuto modo di riscontrare incontrando sino ad ora oltre mille professionisti, sparsi per tutta Italia, in occasione del “Fiscal-tour”.

Sono diversi i punti dolenti, ma che si possono riassumere in due concetti base: la mancanza di certezza nell’operare e la “semplificazione” che tutto è, fuorché un qualcosa che realmente semplifica la vita agli imprenditori e a coloro che gli imprenditori devono consigliare e supportare, ovvero noi, i consulenti fiscali.
Cominciamo dalla manovra che, come ormai è pressoché certo, aprirà la strada all’ennesima rottamazione, la terza della storia recente. Ebbene, al di là di quello che ciascuno di noi possa pensare di queste continue forme di “condono”, una cosa è certa: riproporre in stretta sequenza temporale gli stessi strumenti, andando tuttavia ogni volta a modificare le carte in tavola, non fa bene al rapporto fiduciario cliente – professionista. Il motivo di questa mia affermazione è evidente: quanto abbiamo insistito con i clienti affinché aderissero alle precedenti sanatorie? Quanto ci siamo adoperati affinché i nostri clienti approfittassero per sanare i debiti accumulati con gli istituti di riscossione? Ebbene, ora, decorso veramente poco tempo, scopriamo – ed i nostri clienti scoprono – che se non ci avessero dato retta quegli stessi debiti li avrebbero potuti sanare ora, con la cosiddetta “Pace fiscale”, spendendo meno denaro e, oltre tutto, dilazionando l’esborso in un ben più lungo periodo, ben cinque anni.

Ora, è evidente che non abbiamo la sfera di cristallo, e che se cambiano governi e norme questo non dipende da noi, tuttavia non possiamo negare che queste sono cose che non fanno bene alla professione perché, per circostanze del tutto indipendenti alla nostra volontà, ci troviamo nella spiacevole situazione di aver dato consigli che, con il senno di poi, risultano non convenienti (sbagliati?) agli occhi dei nostri clienti. Modificare le norme in corso d’opera crea una situazione di profondo disagio per tutti, con la grave conseguenza di rendere l’operato del professionista sempre meno credibile agli occhi del contribuente.

Vi è poi la questione della fattura elettronica. Ora, io sono perfettamente consapevole che vi sono colleghi che ormai sono dei “guru informatici” che convintamente insistono che quella è la strada del futuro, e che chi fa resistenza altro non è che un dinosauro fuori dal mercato, ma a questi (pochi) colleghi, io e i colleghi che ho incontrato in giro per l’Italia oggi domandiamo: I tuoi clienti sono solo mega società?Buon per te, caro collega informatizzato, ma sappi che la realtà è ben diversa. Ci sono milioni di aziende che ancora oggi arrivano in studio con un foglietto chiedendo di essere aiutati a preparare una fattura cartacea, perché nemmeno quella sono in grado di predisporre, così come la realtà del flusso passivo è spesso quella di buste della spesa che vengono recapitate al volo, giusto in tempo per chiudere l’IVA, dentro le quali troviamo veramente di tutto. Questi imprenditori, che non sono cattivi imprenditori, bensì ottimi artigiani, commercianti, piccole aziende che lavorano a ritmi serratissimi per “tirare a campare”, non potranno adeguarsi al perfetto mondo di bit che voi tanto decantate.

E allora, come potranno fare? La soluzione è solo una: ulteriori costi.

Per affrontare la fatturazione elettronica, è inevitabile, i piccoli imprenditori dovranno appoggiarsi al loro consulente, e questa cosa si traduce in nuove spese. E noi, anche se tutto questo si tradurrà in maggior lavoro, non ne siamo per nulla contenti: prima di tutto perché le imprese di tutto hanno bisogno fuorché di tirar fuori altri soldi, e poi poiché trasformarsi da studio di consulenza a “fatturificio” è a dir poco dequalificante, per non parlare delle spese che noi per primi saremo costretti ad affrontare per le fatture nostre e dei nostri stessi clienti.

Mi si dirà… Beh, però le imprese strutturate ne trarranno un innegabile beneficio. Davvero? Siamo sicuri di questo? Siamo certi che le imprese saranno avvantaggiate dal dover spendere (un sacco) di denaro per la gestione digitale delle fatture? Vogliamo farci venire un dubbio che quei soldi avrebbero potuto essere spesi diversamente o quanto meno che sarebbe stato giusto rendere la cosa opzionale e non obbligatoria?

In verità, la cosiddetta semplificazione, quando si parla di fattura elettronica, c’è, ma occorre essere onesti: l’unico soggetto che ne trae un reale beneficio è l’Amministrazione Finanziaria, ed anche in questo caso solo fino ad un certo punto, se consideriamo le spese che tutto il sistema sta comportando anche a carico del fisco, tra innovazioni, software, piattaforme ecc. Forse tutti quei fondi avrebbero potuto essere destinati ad una reale lotta all’evasione, perché siamo tutti consapevoli che chi non fa fattura, certamente continuerà a non farla con il nuovo strumento. Anzi, al contrario, non è da escludere che le complicanze legate alla e-fattura costituiranno un ulteriore incentivo a non farla proprio!

Semplificazione non è avere bisogno del consulente per gestire una cosa banale come l’emissione di una fattura, o la ricezione della stessa. Semplificazione non è dover spendere soldi e cambiare tutti i software perché cambia il sistema ma non cambia la sostanza. Non abbiamo bisogno di tutto questo!

E poi, cari amici, semplificazione? Ma quale semplificazione, se poi pare che avremo tempo fino al 31 dicembre dell’anno successivo a trasmettere i Redditi, che saranno così “semplici” da richiedere un anno intero di lavorazione? C’è qualcosa che stride fortemente in tutto questo, e la mia sensazione è e resta che non si sia fatto tutto il possibile per far sentire forte e chiara la nostra voce, la voce qualificata di chi lavora sul campo con le aziende, per fermare questa deriva che almeno una cosa buona la porterà: ci troveremo tutti insieme a fine anno, con una bottiglia di spumante in una mano, e l’altra a fare “click” per inviare i Redditi e, non dimentichiamocelo, pure le fatture dei clienti. Che dire, auguri in anticipo a tutti, ci vediamo al veglione di San Silvestro.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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