29 aprile 2019

Il fisco si è fermato e gli evasori ringraziano

Dopo la sentenza della Corte costituzionale del 17 marzo 2015, che ha dichiarato decaduti circa 800 dirigenti incaricati, gli uffici dell’agenzia delle Entrate sono in grande difficoltà

Autore: Mimma Cocciufa e Tonino Morina
Da qualche anno, la macchina fiscale è praticamente ferma. È quasi “scomparso” il controllo del territorio, che significa tentare di scovare i veri evasori. Per lo più, i controlli che si fanno sono quelli affidati alle banche dati a disposizione del Fisco. Il “blocco” della macchina fiscale è anche frutto della sentenza della Corte costituzionale, n. 37 del 17 marzo 2015, che ha “cancellato” i dirigenti nominati senza concorso. Dopo la sentenza, ormai di oltre quattro anni fa, l’agenzia delle Entrate, a fronte di circa 1.100 dirigenti necessari, ne dispone meno di 250, visto che 800, i cosiddetti “incaricati”, sono decaduti in quanto dichiarati illegittimi e altri 50 circa, dal 17 marzo 2015, sono andati in pensione. Per usare un parallelismo con il calcio, è come se una squadra di serie A si presentasse in campo con soli tre calciatori, quando, per regolamento, ne servono almeno sette. Se una squadra si presenta con meno di sette calciatori la partita non può avere nemmeno inizio, e la squadra “incompleta” subisce la sconfitta a tavolino per 3 a 0. È questa, in pratica, la situazione degli uffici dell’agenzia delle Entrate. Insomma, il Fisco si è fermato e gli evasori ringraziano.

Il Fisco deve ripartire dall’autotutela
Dal 17 marzo 2015 si è fatto poco o nulla, all’interno degli uffici si è creato un clima di “tutti contro tutti” e i concorsi che si vanno facendo, per colmare la carenza dei dirigenti, vengono spesso bloccati o contestati. Si continua a parlare di Fisco “amico”, ma la realtà è profondamente diversa. Se è vero però che il Fisco deve essere amico dei cittadini, innanzitutto si deve sistemare la macchina fiscale e poi si deve ripartire dall’autotutela. Per una vera autotutela, è però necessario che il Fisco sia obbligato a rispondere alle istanze dei cittadini. Perché l’autotutela, così com’è, senza obbligo di risposta in tempi certi, serve a poco o nulla. Così come, soprattutto in questi ultimi anni, sono pochi i funzionari degli uffici che si assumono la responsabilità di annullare gli atti sbagliati in tutto o in parte.

La domanda che si fanno è sempre la stessa: “chi me lo fa fare?”. L’autotutela è lo strumento che, in materia tributaria, impiega il cittadino per farsi ascoltare dagli uffici quando ritiene di avere subito un’ingiustizia. Per una giusta autotutela, gli uffici devono anche ricordarsi della regola non scritta, ma sempre valida, del buon senso. Bisogna smetterla con i formalismi inutili.

Il Fisco è “amico” a parole, ma nei fatti è “nemico”
Con la confusione fiscale di questi tempi, ormai arrivata a livelli insostenibili ed intollerabili, gli uffici che, come si è detto, sono in grande difficoltà, per raggiungere gli obiettivi in tema di accertamento, controlli, verifiche ed altro, approfittano di qualsiasi errore del contribuente, anche se in contrasto con le promesse più volte fatte dai vertici dell’agenzia delle Entrate che parlano di un Fisco amico e leale. Belle parole, ma nei fatti non è così. Ci vuole più lealtà e collaborazione, solo così si potrà sperare in un Fisco amico e contribuenti in buona fede, con l’obiettivo di eliminare la grande confusione fiscale che sta soffocando tutti, uffici dell’agenzia delle Entrate compresi. Come sempre, gli unici a beneficiarne sono i veri evasori. E poi si parla di “lotta all’evasione”, che, al pari dell’autotutela, appartiene al passato. In questa grande confusione fiscale, sicuramente una delle peggiori degli ultimi 20 anni, l’autotutela, oggi più che mai, appartiene al passato, tanto è vero che alle richieste dei contribuenti spesso gli uffici restano in silenzio.

Passare da uno stato di paura ad uno di certezza del diritto e fiducia
La gente è inoltre stanca delle tante complicazioni chiamate “semplificazioni”. I contribuenti, anzi i “Cittadini” meritano più rispetto ed un sistema fiscale che generi certezze, non paure, ansie e panico, come quello degli ultimi anni. Anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nell’illustrare le linee guida davanti alla Commissione Finanze del Senato, il 17 luglio 2018, ha affermato che è «doveroso passare da uno stato di paura nei confronti dell’amministrazione finanziaria a uno stato di certezza del diritto e fiducia». I principi guida devono essere quelli di buona fede e reciproca collaborazione, ricordandosi che l’autotutela esiste, non è «una specie di optional» e l’ufficio emittente «non possiede una potestà discrezionale di decidere a suo piacimento se correggere o no i propri errori». Se però l’ufficio non ha alcun obbligo di risposta in tempi certi, ed il contribuente non ha alcuna tutela giurisdizionale, l’autotutela serve a poco, così come, oggi più che mai, sono una rarità i funzionari degli uffici che si assumono la responsabilità di annullare gli atti illegittimi o infondati. Come si è detto, ancora prima dell’autotutela, è indispensabile che qualcuno rimetta in moto l’agenzia delle Entrate, risolvendo il grande “problema” generato dalla sentenza delle Corte costituzionale del 17 marzo 2015. Diversamente, smettiamola di prenderci in giro, parlando di lotta all’evasione, fatta solo a parole.
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